La Coppa Italia di basket del 2014 rimarrà sicuramente negli annali per la prima affermazione, meritatissima, di una squadra sarda in questa competizione. Ad alzare il trofeo, infatti, è stata un'ottima Sassari, capace in questi tre giorni di esprimere un basket come sempre spumeggiante e finalmente vincente, e ottenendo il primo importante riconoscimento dopo un paio di stagioni ad ottimo livello, pur senza successi.
E' il giusto premio per un gruppo unito, solido, capace di far male a tutte le difese del campionato, anche alla più agguerrita, e di sfatare un insidioso fattore campo, visto che la prima sfida, forse decisiva, è stata contro i lanciatissimi padroni di casa di Milano, battuti dopo una vera e propria battaglia e una rimonta che a tratti era sembrata impossibile. Quel successo ha dato convinzione e fiducia nei sardi, che senza snaturare il loro basket hanno vinto, soffrendo ma meritando, le successive partite contro Reggio Emilia in semifinale e Siena nella finale decisiva. Superlativa la prova di molti dei giocatori del Banco di Sardegna, a cominciare dai terribili cugini Drake e Travis Diener (quest'ultimo premiato MVP della finale), veri trascinatori e leader della squadra. Con loro, preziosa la prova dei due Green, con Caleb autentico protagonista nella sfida decisiva e Marquees sempre presente e decisivo nei momenti chiave del match, e importante l'apporto dell'ormai storico nucleo di italiani, il versatile Bryan Sacchetti, il micidiale tiratore e capitano Vannuzzo, l'utilissimo difensore De Vecchi. E' il successo come detto di un gruppo completo, capace di rialzare la testa dopo un periodo piuttosto difficile e segnato da diverse sconfitte, e soprattutto del coach Meo Sacchetti, stufo come lui stesso ha detto a fine gara di ricevere tanti complimenti senza ottenere nulla di concreto.
Dopo cinque successi consecutivi, Siena per una volta deve accontentarsi del secondo posto, ma non c'è molto da rimoproverare alla squadra di Crespi, che ancora una volta ha dimostrato che quando la competizione conta sa dire sempre la sua, a dispetto di una rosa meno competitiva del passato e di un monte ingaggi sempre più basso. Contro Roma nei quarti e la scatenata Brindisi di questo inizio di stagione in semifinale, i toscani hanno tirato fuori la loro proverbiale difesa, vincendo entrambe le sfide con una certa autorità e guadagnandosi la sesta finale di fila. Qui però nulla hanno potuto Ress e compagni contro la scatenata Dinamo, e pur riaprendo con orgoglio e impegno una sfida in apparenza segnata (da -20 a -3 nel corso del terzo posto), alla fine si sono dovuti accontentare di un argento, seppur meritato. Bella la prova di Reggio Emilia, protagonista di un bel successo ai quarti con Cantù e arresasi a Sassari con l'onore delle armi, positiva anche l'esperienza di Brindisi, rivelazione finora in campionato e non certo abituata a sfide così importanti e con appena un giorno di recupero tra una partita e l'altra. Le prestazioni di queste quattro squadre sono inoltre la testimonianza di come i progetti, la programmazione e la lungimiranza possano portare a risultati importanti, pur senza grandi fondi economici. Siena a parte, le altre tre squadre vengono tutte dalla provincia, hanno costruito con un mercato attento e un lavoro di anni queste formazioni, e adesso stanno raccogliendo i giusti frutti di questa politica.
La più grande sconfitta è ancora una volta Milano, che pur con l'innesto di altri campioni in rosa (Moss, Kangur, Jerrels, Lawal e in ultimo Hackett) e reduce da una serie di importanti vittorie, si è confermata discontinua e da rivedere quando le gare diventano decisive. Contro Sassari, con la partita in mano e il pubblico dalla loro parte, i milanesi si sono ancora una volta inceppati, subendo la rimonta dei sardi e dimostrandosi incapaci di chiudere il match. Un'indicazione importante per Banchi e i suoi ragazzi, che per l'ennesima volta escono delusi dal torneo e devono cospargersi il capo di cenere e lavorare, perché nei playoff un'altro risultato negativo non sarà certamente ammesso con la rosa e il budget a disposizione. Male anche altre grandi del campionato, con Cantù, Roma e Venezia che sono cadute subito nella competizione, lasciando intendere che le squadre hanno ancora bisogno di tempo, e magari di qualche innesto importante, prima di potersi dire pronte per lasciare il segno in questa stagione. Una cosa è certa: se le grandi metropoli vorranno vincere il tanto ambito scudetto, dovranno sudare le proverbiali sette camicie, perché contro le provinciali terribili come Sassari nessuna partita sarà mai facile.