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UNA BELLA INCOMPIUTA

Il cammino dell'Italia agli Europei di basket

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Se si dovesse scegliere un titolo appropriato per definire l'avventura azzurra agli Europei di basket, che pochi giorni fa si sono conclusi con il successo della Francia, forse quello di "bella incompiuta" risulta decisamente il migliore.

"Bella" perché erano anni che non si seguiva e non si applaudiva la Nazionale Italiana di pallacanestro con tanta passione e orgoglio, frutto del lavoro e dell'impegno straordinario dimostrato in ogni partita dai nostri atleti e dal loro allenatore. "Incompiuta" perché, si sa, l'appetito vien mangiando e una volta che vedi un grande obiettivo a portata di mano dispiace vedertelo sfuggire per così poco.

E dire che, a inizio manifestazione, c'erano solo le premesse per un disastro: infortuni che mettono fuori combattimento in ordine Gallinari, Hackett, Bargnani, Mancinelli e Gigli, amichevoli una più brutta dell'altra, con sconfitte in serie e morale sotto i tacchi, un girone sulla carta terribile con Russia, Grecia e Turchia ad ostacolare la nostra strada per la seconda fase. Invece, come spesso ci accade, nelle difficoltà e nei momenti importanti spesso riusciamo a trovare in noi risorse nuove, ci carichiamo e riusciamo a dare il 200% di noi. Cinque vittorie consecutive nella prima fase, unica nazionale in grado di riuscirci tra le 24 partecipanti, una crescita costante nella convinzione e nella qualità del gioco, partite ben giocate e gestite con una lucidità a volte sorprendenti. Nella seconda fase, purtroppo, i limiti che avevamo in qualche modo nascosto sono tornati ad emergere, complice un calo della condizione fisica: rotazioni corte, errori di gestione nei momenti caldi dei match, inferiorità fisica sotto canestro rispetto ai nostri avversari. Una sola vittoria, seppur prestigiosa, contro la Spagna campione uscente dopo una grande rimonta e un faticoso supplementare, prima e dopo le sconfitte con Slovenia e Croazia nel girone e quelle con la Lituania nei quarti di finale e con Ucraina e Serbia nella corsa agli ultimi tre posti per il Mondiale 2014.

Chiudiamo con un ottavo posto che è comunque il nostro miglior risultato dal 2003 ad oggi, ci riempie di orgoglio per quanto fatto vedere sul campo, ci lascia purtroppo fuori dal Mondiale del prossimo anno (salvo un'eventuale wild card) e ci spinge a tirare le somme su ciò che ha funzionato e ciò che invece bisognerà migliorare ancora nei prossimi anni.

Le notizie positive sono sicuramente tante, in primis la crescita e la leadership del nostro nuovo capitano Gigi Datome, che a breve vedremo in Nba con la maglia dei Detroit Pistons, quarto azzurro a giocare oltre oceano con Bargnani, Belinelli e Gallinari. Pur frenato da problemi fisici che si trascinava dal campionato e hanno minato la sua preparazione, l'ala sarda ha dimostrato una maturità notevole, risultando spesso il migliore in campo tra i nostri e quello che più di tutti si prendeva le responsabilità nei momenti decisivi, come contro la Spagna nella seconda fase. Ottime risposte anche dai giovani Gentile e Melli, il primo rivelatosi una vera arma in più quando entrava in campo, il secondo più che positivo nel ruolo di centro di riserva nonostante la stazza inferiore a quella di molti avversari. Nota positiva anche la crescita di Cinciarini, maturato molto rispetto a due anni fa e rivelatosi un buon play in chiave futura, e di Cusin, che come centro non ha sfigurato, anche se può ancora migliorare in alcuni fondamentali. Buone ma in calo le prestazioni di Aradori, che dopo un buon inizio è diventato meno incisivo nella fase finale del torneo. Tra le note negative, ahinoi, la netta involuzione subita da Marco Belinelli, forse condizionato dalla stanchezza e da un leggero infortunio, ma comunque lontano da quel ruolo di leader che molti si aspettano da lui. Il neo atleta dei San Antonio Spurs continua ad essere troppo alterno, con grandi gare seguite da prestazioni mediocri, ha evidenti limiti in fase difensiva e spesso porta troppo e male la palla, sbagliando le scelte nei momenti chiave e rivelandosi più una croce che è una delizia in questi momenti di scarsa lucidità. Va gestito meglio, magari la presenza di qualcuno tra i grandi assenti come Gallinari potrebbe aiutarlo ad avere meno minuti ma una maggiore qualità. Poco positiva anche la presenza di Travis Diener, anche se le condizioni fisiche sono una valida scusa per il play americano naturalizzato, che a Sassari da anni fa meraviglie ma in questo Europeo si è visto davvero poco.

Da rivedere al 100% della forma.

Chiudiamo con un elogio per il tecnico, Simone Pianigiani, che in due anni è riuscito a ridare grinta e spirito di gruppo ad una Nazionale che era apparsa svuotata, senz'anima, incapace di reagire alle difficoltà e poco incline alla lotta rispetto alle altre squadre. Nelle tante difficoltà seguite agli infortuni e alle prove poco convincenti prima dell'Europeo, l'allenatore toscano ha comunque trasmesso una mentalità combattiva e indomita ai suoi, che hanno sempre lottato senza mai arrendersi e hanno dato più di quanto potevano, meritando per questo applausi e apprezzamenti da tutti. La gestione dei minuti è stata un po' criticata, ma con una panchina scarsamente competitiva quella di Pianigiani è stata una scelta quasi imposta. Con lui, comunque, la crescita di carattere c'è stata rispetto agli anni passati, e con il gruppo al completo non si può che puntare ad un ulteriore miglioramento nella prossima rassegna in cui la Nazionale sarà impegnata. Si tratti dell'Europeo 2015 o del Mondiale 2014, sarà il futuro a dircelo. Per adesso, grazie comunque di tutto ragazzi!

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