Fino a qualche anno fa, immaginare soltanto un esordio del genere sarebbe sembrata pura utopia, un sogno irrealizzabile per chiunque. Affrontare e battere un'avversaria fortissima, vice-campione del Mondo in carica, in una cornice di pubblico degna dei più grandi eventi sportivi e con una prestazione straordinaria per cuore e determinazione, ma anche per organizzazione e tattica. Il Sei Nazioni 2013 dell'Italia di rugby inizia come meglio non si potrebbe, con una vittoria contro gli arcirivali della Francia, una delle formazioni più forti del panorama mondiale, in uno stadio Olimpico vestito a festa ed estasiato dalle prodezze dei suoi nuovi eroi. Davvero, come inizio non si poteva proprio chiedere di meglio.
Già due anni fa, ma nella loro vecchia casa, il Flaminio, gli Azzurri erano riusciti nell'impresa di piegare i transalpini, per un solo punto, con una rimonta incredibile e al termine di una sfida che sembrava più volte persa. Allora, però, si disse che era soprattutto demerito della Francia, scesa in campo con troppa sicurezza e incapace di fronteggiare l'improvvisa piega che aveva preso la partita. Stavolta, si può solo parlare di merito dell'Italia, scesa in campo con la determinazione di chi è stanco di ricevere tanti complimenti per l'impegno e la voglia, ma di tornare sempre a casa con una sconfitta e tanti punti subiti. La squadra, guidata proprio da un francese, Jacques Brunel, ha fatto capire subito che non era scesa in campo per fare da sparring partner: pochi minuti, e il capitano Parisse va in meta dopo una splendida azione di Orquera, che buca la difesa avversaria e serve il compagno libero. La Francia prova a reagire, va in meta a sua volta, ma un drop e un calcio di punizione ancora di Orquera mantengono avanti gli Azzurri, che stanno bene in campo e sembrano estremamente concentrati. Nel finale del primo tempo, però, gli avversari sembrano riorganizzarsi, giocano con maggiore pazienza, e trovano un'altra meta che li riporta in vantaggio. Nel secondo tempo, l'Italia torna a premere, ma non sembra in grado di sfondare, ed è anzi la Francia ad allungare a più cinque con un calcio di punizione.
E' a quel punto che, in pochi minuti, la partita trova la sua svolta decisiva, attraverso due episodi chiave. Prima, Michalak sbaglia l'unico calcio della sua partita, che avrebbe allungato ancora di più le distanze tra le due squadre e avrebbe potuto demoralizzare gli Azzurri. Subito dopo, l'Italia fa vedere tutti i suoi progressi con una grande azione di ripartenza dopo l'ennesimo affondo francese, conclusa da un altro passaggio vincente dell'ottimo Orquera (alla fine Man of the Match), che manda in meta Castrogiovanni e trasforma per il sorpasso. I transalpini accusano il colpo, provano a reagire ma trovano di fronte il muro azzurro che non vuole cedere, anzi a una decina di minuti dal termine subiscono un altro drop, stavolta di Burton, e sono quindi obbligati a cercare la meta per pareggiare o vincere la sfida. Gli ultimi minuti sono di apnea pura, ma alla fine la trincea italiana non cede, e al fischio dell'arbitro esplode la gioia di tutti, giocatori e spettatori, consapevoli della grande impresa appena compiuta. E' solo la seconda volta che l'Italia inaugura un Sei Nazioni con un successo: l'unico precedente risaliva al 2000, anno di esordio degli Azzurri nella competizione, e allora la vittima fu la Scozia, campione uscente del torneo ma già in chiaro declino, come confermano questi ultimi anni.
Le similitudini tra quella vittoria e questa, però, sono estremamente poche, visti gli enormi progressi compiuti dall'Italia in questi tredici anni di Sei Nazioni e di grandi sfide contro le potenze del rugby mondiale. Lentamente, la nostra Nazionale è cresciuta sempre di più, fortificandosi e superando momenti duri, sconfitte pesanti e umiliazioni continue. Negli ultimi anni, poi, lo sforzo della Federazione e degli allenatori è diventato sempre maggiore, prima con l'iscrizione di due squadre nella Celtic League, dove potessero confrontarsi con avversarie di livello più alto, poi con la scelta di un allenatore in grado di sviluppare un gioco offensivo e propositivo, che non si affidasse solo alla forza della mischia. I progressi sono sempre più evidenti, soprattutto a livello mentale, visto che la squadra sembra gestire meglio i momenti di difficoltà e il calo fisico che spesso avevano portato a pesanti debacle negli ultimi minuti delle partite. Certo, se qualcuno inizia a pensare che dopo questa vittoria si può puntare al successo nel Sei Nazioni è fuori strada. C'è ancora tanto lavoro da fare, anche in una vittoria come quella di ieri si possono sempre trovare imperfezioni ed enormi margini di miglioramento, come le rimesse laterali, solo per fare un esempio. Le avversarie sono ancora un gradino più in alto di noi, hanno organici superiori da cui attingere giocatori e sono abituate a giocare sempre sotto pressione e alla vittoria. Ottenere un'altra vittoria e non chiudere il torneo all'ultimo posto sarebbe già un grandissimo successo, oltre ad una conferma della crescita che sta avendo il movimento.
Conferma che potrebbe arrivare già sabato, quando gli Azzurri saranno nuovamente in campo, stavolta lontano dalle mura amiche. Si giocherà a Murrayfield, tempio del rugby scozzese, in cui la nostra squadra ha già ottenuto una prestigiosa vittoria nel 2007, l'unica fuori casa nella storia del Sei Nazioni. Contro di noi, scenderà in campo una Scozia in cerca di risultati e di riscossa dopo un periodo difficile, e consapevole che una sconfitta contro di noi non sarebbe accettabile. Quindi, smaltita l'euforia per la grande vittoria di ieri, già da oggi l'Italia è pronta a tornare al lavoro e a preparare la prossima sfida, consapevole che solo con questa mentalità si può arrivare ad aspirare davvero a grandi successi.