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HAKEEM OLAJUWON, 50 ANNI DA 'SOGNO'

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"Abbiamo incontrato tante persone che non credevano in noi, durante il nostro cammino. Ho una cosa da dire a queste persone: non sottovalutate mai il cuore di un campione!" Con queste parole, l'allora allenatore degli Houston Rockets salutava il titolo vinto nelle Finali Nba 1995 dalla sua squadra, una delle imprese più grandi di sempre nella storia del basket americano. Il campione di cui parlava, l'uomo-simbolo del suo team, era un atleta di oltre due metri, proveniente dall'Africa Nera, che da anni faceva sognare tutta Houston, e che oggi è conosciuto come uno dei migliori centri di sempre nella storia della Nba. Stiamo parlando di Hakeem Olajuwon, detto Hakeem The Dream (il Sogno).

Nato a Lagos, capitale della Nigeria, Hakeem ha la fortuna di vivere in una famiglia piuttosto benestante, il che gli permette di studiare e di dedicarsi con grande passione allo sport, anche se all'inizio il basket non è tra le sue discipline preferite. Gioca a calcio, fa il portiere, ma cresce talmente tanto da non riuscire a starci più in una porta, e la sua seconda passione è la pallamano, con cui partecipa ad alcuni tornei a livello nazionale. Durante uno di questi, la squadra di basket gli chiede il favore di giocare per loro, vista la stazza e il fisico notevole, anche se lui non ha mai preso in mano una palla a spicchi. Accetta, disputa un discreto torneo, e durante queste partite viene notato da un allenatore americano che lavorava in Africa, il quale lo segnala a vari college in patria. Hakeem non si lascia sfuggire l'occasione, s'imbarca per l'America per valutare la scelta migliore, ma a New York soffre tremendamente il freddo della Grande Mela, così va senza pensarci troppo a Houston, Texas, dove il clima è migliore. In questa città, il nigeriano trascorrerà vent'anni della sua carriera da sportivo, cucendosi addosso la maglia dei Rockets.

Al college, Olajuwon si allena senza sosta con pesi e palestra per migliorarsi fisicamente, e al campetto affina la sua tecnica come cestista, diventando in breve una stella a livello liceale. In coppia con un certo Clyde Drexler, altro grande giocatore degli anni 80-90, trascina la sua squadra a tre Final Four Ncaa consecutive, e anche se non riesce a vincere il titolo è comunque l'Mvp (miglior giocatore) nel 1983. Maturo per il grande passo, nel 1984 è pronto per il draft Nba, conscio che sarà scelto da una tra Houston e Portland, scelte che lo soddisfano ampiamente: nel primo caso rimarrebbe a casa, nel secondo raggiungerebbe Drexler, il suo vecchio amico. Vince Houston, Hakeem è la prima scelta di un draft che vede al terzo posto un certo Michael Jordan, e tra gli altri anche Charles Barkley e John Stockton. A Houston forma una coppia micidiale con l'altro centro Ralph Sampson, e già al suo secondo anno in Nba ha l'occasione di giocare una Finale per il titolo, dopo aver eliminato i Lakers di Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar. Gli avversari però sono i Boston Celtics di Larry Bird, che si rivelano decisamente troppo forti e vincono la serie con facilità, così Houston viene etichettata come una squadra bella e brava durante la stagione, ma troppo timida e imprecisa nei momenti decisivi.

Hakeem cerca l'occasione per rifarsi, e negli anni successivi continua a migliorare sempre di più, ma purtroppo per lui la squadra non lo ripaga, viene battuta sempre molto presto nei playoff, e la situazione è sempre più frustrante. Nell'estate del 1992, dopo una delle stagioni peggiori di sempre di Houston, il nigeriano arriva più volte ad un passo dall'addio, ma alla fine viene convinto a restare, e questa sarà la svolta della sua carriera. In panchina arriva Rudy Tomjanovich, ex giocatore e vice allenatore della squadra, il gruppo intorno ad Olajuwon cresce e l'innesto di alcuni giovani dal college migliora ulteriormente le cose. Dopo una stagione di transizione, nel 1994 finalmente Houston torna nelle Finali Nba, e per la prima volta vince il titolo dopo una durissima battaglia contro i New York Knicks. Olajuwon si confronta con un altro grande centro dell'epoca, Patrick Ewing, e vince la sfida dopo sette durissime partite; in quella che è forse la sua miglior stagione di sempre, è Mvp della stagione regolare, difensore dell'anno e Mvp delle Finali. Dopo tanti anni difficili, finalmente il nigeriano assapora la gloria che merita, ma il meglio per lui deve ancora venire.

L'anno seguente, Houston parte bene come campione uscente, ma durante la stagione qualcosa si rompe negli equilibri della squadra, e le possibilità di ripetersi sembrano pari allo 0. Con uno scambio di mercato, arriva in squadra Drexler, vecchio compagno di Hakeem al college, e anche grazie a lui arriva la qualificazione ai playoff, ma la squadra ha solo il sesto posto complessivo, e non sembra avere speranze contro le altre corazzate Nba. Al primo turno, Houston batte gli Utah Jazz di Stockton e Karl Malone in cinque, durissime partite, al secondo elimina i Phoenix Suns di Charles Barkley in sette sfide, rimontando da un 3-1 che sembrava una sentenza. Nelle Finali a Ovest, Olajuwon affronta i San Antonio Spurs del centro David Robinson, miglior giocatore dell'anno, e stimolato dalla sfida dimostra tutta la sua superiorità sul rivale, trascinando la squadra alla vittoria dopo sei match con oltre 35 punti di media a partita. In Finale Nba, si trova davanti i giovani Orlando Magic e la loro stella, il centro emergente Shaquille O'Neal, che a fine carriera designerà Olajuwon come il miglior centro mai affrontato. La sfida, che sembra equilibrata, si rivela senza storia, Houston vince 4-0 ed è Campione Nba per il secondo anno consecutivo, firmando una delle imprese più grandi di sempre nella storia del basket americano, con Hakeem ancora una volta Mvp delle Finali. Tomjanovich, come detto, esalta il suo giocatore, invitando i tanti che lo avevano sottovalutato a rispettare il cuore di un campione.

Dopo l'apice, arriva l'inevitabile declino per Hakeem e per la sua squadra, logorata dagli anni e dagli infortuni. Olajuwon gioca ancora per cinque anni a Houston, ma non riesce più ad esprimersi ai massimi livelli per i tanti acciacchi che lo condizionano dopo mille battaglie, prova a cambiare aria nel 2000 trasferendosi a Toronto, ma dopo una sola stagione capisce che è il momento di dire basta, e lascia il basket. Solo come giocatore, però, perché da allora è sempre rimasto nell'ambiente della palla a spicchi, diventando un ottimo allenatore per tanti centri, come Yao Ming, Amar'e Stoudemire e recentemente Dwight Howard. Anche Kobe Bryant e Lebron James si sono rivolti a lui per imparare nuovi movimenti e migliorare il loro gioco vicino a canestro. Oggi, Olajuwon festeggia 50 anni, primo di quella grande generazione di campioni che sono nati nel 1963 (tra gli altri, Michael Jordan, Charles Barkley e Karl Malone) e che hanno dominato gli anni 80 e 90 del basket a livello mondiale. Centro dalla tecnica e dalle capacità incredibili, considerato uno dei giocatori più forti e più completi di sempre nel suo ruolo, The Dream continua ancora oggi ad ispirare centinaia di giovani che si avvicinano per la prima volta al mondo del basket, e che rivedono con occhi ammirati le sue battaglie contro gli altri grandi campioni della Nba. Più di tutti, rimane forte il messaggio che lui e il suo allenatore diedero al mondo in quell'indimenticabile primavera del 1995: non sottovalutate mai il cuore di un campione.

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