Aveva mostrato a tutti il suo carattere già undici anni fa, poco tempo dopo quel terribile incidente che gli era costato l'amputazione di entrambe le gambe e che per poco non l'aveva ucciso. Si era ripreso, allora, quasi per miracolo, era tornato alle gare grazie alle protesi e soprattutto alla sua grande volontà , e aveva trovato anche la forza di scherzare su ciò che gli era successo, affermando che a volte per l'emozione gli tremavano le gambe. Alex Zanardi è sempre stato così, un uomo semplice ma grintoso, amante della vita e delle sfide, e che si è messo frequentemente alla prova, prima e dopo quel tremendo botto che gli stava per costare caro. E' tornato alle corse in auto, caparbio e testardo come non mai, poi ha scoperto una nuova passione come l'handbike, e si è lanciato in un'altra grande avventura, che lo ha portato ieri sul gradino più alto di un podio olimpico, quello delle Paralimpiadi di Londra. Oro nella cronometro individuale, alla sua prima partecipazione olimpica: l'ennesimo, ma non ultimo, capitolo commovente della storia di quest'uomo straordinario, che dal momento più buio della sua vita ha trovato la forza per rialzarsi con le proprie forze e tornare davvero a vivere, mettendo da parte il dolore fisico e mentale per quello che gli era successo.
Quella di Alex è sicuramente una delle storie più belle che queste Paralimpiadi ci stanno regalando, ma non è certamente l'unica, anche perché ieri è stata una giornata da ricordare per molti altri atleti italiani, che hanno portato a casa medaglie importanti. E' stata per esempio la grande giornata di Assunta Legnante, oro nel lancio del peso per non vedenti, ma con un passato da campionessa nella specialità anche tra i normodotati, prima che nel 2009 un glaucoma congenito le causasse la perdita della vista. Anche lei come Alex non si è abbattuta, ha continuato a gareggiare come sempre, da quest'anno si è dedicata alle specialità paralimpiche, e a Londra ha stracciato le rivali, ottenendo vittoria e record del mondo con un solo lancio, segno della sua evidente superiorità . Con loro, sul gradino più alto del podio, ieri è salita anche Martina Caironi, atleta di appena ventitre anni, da cinque priva della gamba sinistra per un incidente stradale. Annunciata come una sicura protagonista nell'atletica, lei non si è fatta intimidire dai pronostici e ha stravinto la sua gara dei 100 metri, facendo segnare anche il nuovo record mondiale della specialità . Non praticava l'atletica leggera prima del suo incidente, amava altri sport, ma dopo l'amputazione la pista è diventata il suo terreno preferito, in cui si è tolta grandissime soddisfazioni, l'ultima proprio ieri sera. Insomma, è stata davvero una giornata trionfale per lo sport paralimpico italiano, coronata da altre tre medaglie: l'argento dei fratelli Pizzi, l'ipovedente Ivano e la sua guida Luca, secondi nella cronometro in coppia ma vicinissimi alla vittoria, e i bronzi di Matteo Betti nella spada in carrozzina e di Vittorio Podestà nell'handbike, in una categoria diversa da quella di Zanardi, quella per atleti costretti sulla sedia a rotelle. Anche nei giorni precedenti avevamo assistito a grandi prove dei nostri atleti, che si erano messi in luce con ottime prestazioni e regalando tante medaglie alla squadra azzurra. Non vanno dimenticati tutti gli altri atleti che si sono aggiudicati una medaglia olimpica: Cecilia Camellini, oro nei 50 e nei 100 metri stile libero e bronzo nei 100 dorso per non vedenti; Oscar De Pellegrin, oro nel tiro con l'arco per atleti in carrozzina; Oxana Corso, russa di nascita ma romana d'adozione, argento nei 200 metri per cerebrolesi; Pamela Pezzuto, argento nel tennis tavolo per atleti in carrozzina, Alvise De Vidi, argento nei 100 metri per atleti in carrozzina, alla sua dodicesima medaglia paralimpica; Elisabetta Mijno, argento nel tiro con l'arco per atleti in carrozzina; Federico Morlacchi, bronzo nei 100 farfalla e nei 100 stile libero per atleti con malfomazioni; e infine Annalisa Minetti, bronzo con la sua guida Andrea Giocondi nei 1500 metri piani per atleti non vedenti.
Non solo loro, ma tutti gli altri partecipanti alla spedizione azzurra e a questi Giochi Paralimpici in generale meritano tutta la nostra stima e il nostro rispetto, per la voglia di mettersi in gioco e di affrontare nuove sfide nonostante le difficoltà che li hanno colpiti nel corso della vita. Questi atleti non pretendono di essere dei supereroi o dei fenomeni, sono persone normali come tutti noi, che hanno avuto meno fortuna di noi nella vita ma hanno sempre trovato la forza di rialzarsi e andare avanti per la loro strada. Esseri umani in tutto e per tutto, che come i loro colleghi normodotati hanno sudato e faticato per quattro anni prima di arrivare a questo appuntamento olimpico, che come loro si emozionano per la vittoria e soffrono per la sconfitta; non mancano nemmeno le polemiche, come quelle sollevate da Oscar Pistorius, un vero simbolo dell'atletica paralimpica, che dopo la sconfitta nei 200 metri ha accusato il suo avversario, il brasiliano Oliveira, di aver usato protesi più perfomanti e quindi più vantaggiose, salvo poi scusarsi e fargli comunque i complimenti a fine gara.
Come nelle Olimpiadi tradizionali, anche in queste Paralimpiadi ci sono tanti personaggi che si distinguono per le vittorie e per le loro storie, alcune davvero speciali. Ciò che dispiace è che per loro non c'è la stessa attenzione mediatica che invece hanno ricevuto e ricevono tuttora molti protagonisti dello sport mondiale, che in molte occasioni sono al centro dell'attenzione più per questioni di gossip o di soldi che per le loro imprese sportive. In un mondo in cui si parla tanto di parità di trattamento, fa una certa tristezza vedere che sui massimi quotidiani nazionali c'è spazio solo per il calcio-mercato, per le dichiarazioni di questo o quel campione, mentre le vittorie di questi atleti sono relegate in un angolo, a mala pena accennate. Figure come Zanardi, la Legnante, Pistorius o la Minetti sono importanti anche per questo scopo: avvicinare sempre di più gli spettatori al mondo dello sport paralimpico, e dare a tutti questi atleti la visibilità che meritano. Le televisioni e lo sponsor stanno già facendo passi da giganti in questo senso, ora bisogna continuare in questa direzione, e sperare di ottenere risultati ancora migliori a Rio de Janeiro nel 2016. Intanto, continuiamo ad applaudire i personaggi di questi Giochi Paralimpici del 2012, con la certezza che in queste gare non ci sarà nessuno sconfitto: chi affronta le difficoltà a viso aperto e continua a mettersi in gioco come loro, infatti, vince sempre.