Lo sport è spesso ritenuto, a ragione, un gioco di squadra, in cui il singolo campione riesce a fare davvero la differenza solo se intorno a sé ha un gruppo di compagni in grado di aiutarlo a emergere.
Il Tour de France di ieri ha dimostrato quanto sia vera questa "equazione", sancendo il trionfo non solo di Bradley Wiggins, primo britannico a vincere la corsa, ma di tutto il team Sky, che si è stretto intorno al suo uomo di punta e l'ha letteralmente guidato fino al successo. E' stato un vero e proprio dominio, una marcia reale dall'inizio alla fine della corsa, con gli avversari che si sono mostrati impotenti davanti all'organizzazione e alla forma straripante della squadra britannica. Approfittando della sua grande abilità nelle cronometro, Wiggins ha preso un buon margine di vantaggio su tutti i suoi avversari, gestendo bene le forze quando la strada ha incominciato a salire e potendo sempre contare sul supporto di Froome, che è ormai riduttivo definire un gregario. Alla fine, l'unico che è sembrato davvero in grado di impensierirlo è stato proprio il suo compagno di squadra e connazionale, che nella tappa pirenaica di Peyragudes si è preso anche la soddisfazione di staccarlo in salita, salvo poi aspettarlo per seguire gli ordini della squadra. Già campione mondiale e olimpico in più occasioni in passato, ieri Wiggins ha coronato una carriera di per sé ricca di soddisfazioni con quella che lui stesso ha definito la sua vittoria più grande, il successo al Tour, che da diritto al ciclista vincente ad entrare nella leggenda.
Detto di Wiggins e del suo compagno Froome, primo e secondo nella classifica generale, non si può dimenticare un altro grande protagonista del team Sky: lo sprinter Mark Cavendish, campione del Mondo in carica e re delle ultime volate al Tour. Il britannico è arrivato a questa corsa con una forma non proprio ottima, ha sofferto in salita e nelle cronometro, ma non si è mai arreso alle difficoltà , e anzi con il passare dei giorni è entrato sempre più in condizione, imponendosi nelle ultime due volate con uno strapotere a dir poco imbarazzante. Anche in questo caso, ai suoi meriti si aggiungono quelli di tutta la squadra, capace di guidarlo negli ultimi chilometri e di preparare alla perfezione il terreno per il suo sprint. Il successo finale a Parigi è lo specchio dell'efficienza del team Sky: Wiggins, in maglia gialla, ha tirato nell'ultimo chilometro la volata per Cavendish, mettendosi al suo servizio ed esultando quando il compagno ha tagliato per primo il traguardo. Le Olimpiadi sono sempre più vicine, e si disputeranno in Gran Bretagna, la patria di questi tre protagonisti del Tour e la sede della loro squadra. Gli ingredienti ci sono tutti, insomma, per assistere ad un nuovo dominio del team Sky e dei suoi campioni, anche se le corse di un giorno sono sempre imprevedibili e tutto può succedere.
Restando al Tour, bisogna dire che se la forza della squadra Sky ha segnato inevitabilmente la corsa, la mancanza di avversari davvero in grado di fare la differenza ha inciso molto sulla vittoria finale di Wiggins. Il campione in carica, Cadel Evans, ha deluso tremendamente le aspettative, non mostrandosi mai in grado di tenere le ruote del rivale e concludendo il Tour con un mesto settimo posto, a oltre 15 minuti dal vincitore; dopo gli ultimi anni ad alto livello, con i successi al Mondiale e nella corsa francese proprio un anno fa, ci si aspettava qualcosa di più dal campione australiano. Alla fine, l'unico a cercare davvero di opporsi al dominio di Wiggins e Froome è stato l'italiano Vincenzo Nibali, che nelle salite ha spesso attaccato il duo di testa, anche se non è mai riuscito a metterlo davvero in difficoltà . Alla fine della corsa, per lui è arrivato un meritatissimo terzo posto finale, primo italiano a riuscirci dal secondo posto di Ivan Basso nel 2005, e la soddisfazione di aver fatto capire a tutti che è pronto per le grandi corse a tappe; il siciliano ha mostrato coraggio e grinta, a 28 anni sembra arrivato nel pieno della sua maturità sportiva, e senza la sua proverbiale difficoltà nelle cronometro avrebbe potuto fare ancora meglio. Altri due grandi protagonisti del Tour sono stati due corridori molto diversi, il francese Voeckler e lo slovacco Sagan. Il primo, esperto e già protagonista in passato nella corsa di casa, ha portato a casa due successi e la maglia a pois di miglior scalatore, nonostante la scarsa ammirazione del resto del gruppo per il suo carattere a volte sfrontato e poco amichevole; il secondo, appena ventiduenne, era alla prima partecipazione al Tour, ma ha corso come un veterano, e ha letteralmente dominato la prima settimana imponendosi in tre tappe, vincendo alla fine la maglia verde a punti e candidandosi a diventare un grande protagonista del ciclismo mondiale.
L'unica vera nota stonata di questa corsa, in fin dei conti, viene dai nostri atleti. A parte il terzo posto di Nibali, c'è poco da salvare per i corridori italiani: nessuna vittoria di tappa, quasi mai protagonisti durante le fughe o nelle volate, se si eccettua un secondo posto a testa per Petacchi e Scarponi. Non una grande premessa dunque, in vista dell'Olimpiade di Londra e del successivo Mondiale, ma gli azzurri ci hanno sempre abituati a stupire tutti, e nelle corse di un giorno possono fare la differenza. Sarà importante costruire una squadra valida e in grado di adattarsi alle varie situazioni, e sperare magari che il team Sky, per una volta, non decida di monopolizzare la gara come ha fatto con questo Tour.