Ci sono frasi che rimangono nella storia, non solo della persona che le pronuncia. Ci sono rifiuti che possono far diventare un uomo un mito per tutto il suo popolo. Ci sono incontri che possono entrare nella leggenda anche quando non vengono disputati. A metà anni Settanta, il pugile cubano Teofilo Stevenson decide di rifiutare i soldi e restare un dilettante pur di non tradire l'amore del suo popolo, che da allora lo considera un eroe nazionale. Ieri, a causa di un malore, è venuto improvvisamente a mancare, e l'intera isola caraibica si è vestita a lutto per ricordare il suo campione.
Nato nel 1952, Teofilo inizia ad appassionarsi al mondo della boxe fin da ragazzino, grazie al padre, anche lui pugile dilettante in gioventù. Fisico imponente, grande agilità sul ring, viene notato dall'ex-campione John Herrera, che lo allena e gli fa affrontare avversari molto più esperti, convinto che questo l'aiuterà a sviluppare al meglio le sue doti. Il giovane si fa notare a nemmeno vent'anni, quando conquista il bronzo nei Giochi Panamericani del 1971, e l'anno dopo si impone al panorama mondiale vincendo l'oro alle Olimpiadi di Monaco, riportando Cuba nell'elite della boxe. Dopo questo successo, la carriera di Stevenson decolla definitivamente, e negli anni seguenti arrivano altre vittorie di rilievo, come quella nei Mondiali di casa del 1974, nei Panamericani del 1975, e il bis alle Olimpiadi di Montreal del 1976. E' universalmente riconosciuto come il più forte peso massimo tra i dilettanti, e i grandi promoter americani sognano di portarlo al professionismo. In quel periodo, sul ring si affrontano quattro tra i più grandi campioni di sempre nella storia della boxe: Joe Frazier, George Foreman, Ken Norton, Larry Holmes, e soprattutto Muhammad Alì.
Il sogno di organizzatori è proprio quello di far affrontare l'ex Cassius Clay, fresco dei successi contro Foreman e Frazier, con il giovane pugile cubano, in uno scontro epico che farebbe impazzire i tifosi di tutto il Mondo. L'offerta è molto allettante, si parla di ben 5 milioni di dollari per Teofilo se decide di diventare professionista, e il gigante vacilla, tanto che l'incontro sembra davvero imminente. Invece, alla fine, Stevenson fa marcia indietro, rifiuta il contratto e sceglie di rimanere nel dilettantismo. La sua decisione è ormai entrata nella leggenda per via della frase con cui l'ha spiegata al mondo: "Cos'è un milione di dollari in confronto all'amore di 8 milioni di cubani?". E' una risposta che riempie d'orgoglio il popolo caraibico, ed eleva definitivamente il pugile al ruolo di eroe nazionale per questo "gran rifiuto", per aver preferito la sua gente ai soldi e alla ricchezza. Negli anni seguenti, Stevenson conferma tutta la sua classe con altre importanti vittorie, confermandosi campione in tutte le competizioni: dapprima trionfa ai Mondiali del 1978, poi si impone ai Panamericani del 1979, infine entra nella leggenda ottenendo il terzo oro consecutivo, nelle Olimpiadi di Mosca nel 1980. E' il secondo pugile a riuscire nell'impresa dopo l'ungherese Laszlo Papp, che trionfò per tre volte consecutive dal 1948 al 1956, e solo un altro pugile cubano, Felix Savon, farà altrettanto vincendo l'oro a Barcellona 1992, Atlanta 1996 e Sidney 2000. Dopo 11 anni di successi, Teofilo subisce la prima sconfitta importante nel 1982, quando ai Mondiali viene battuto dall'italiano Francesco Damiani, rinunciando al sogno di conquistare il terzo successo consecutivo nel torneo. Anche la speranza di realizzare un incredibile poker nelle Olimpiadi sfuma, stavolta non per colpa sua: Cuba, insieme agli altri Paesi filosovietici, boicotta il torneo che si disputa a Los Angeles nel 1984. Stevenson ottiene un'ultima, importante vittoria nel 1986, quando ai Mondiali vince un altro oro, stavolta nella categoria Supermassimi, poi un nuovo boicottaggio cubano alle Olimpiadi del 1988 lo convince a ritirarsi, a 36 anni.
Dopo aver ricoperto incarichi importanti nella federazione pugilistica cubana, ieri Teofilo si è arreso a un malore improvviso, un infarto che lo ha mandato KO a poco più di sessant'anni. Il Mondo della boxe si è stretto nel dolore, ricordando questo grande campione, capace di vincere 301 dei 321 incontri disputati durante la sua carriera, ma più di tutti lo piangono i suoi fratelli cubani, che con lui perdono un vero e proprio eroe nazionale. In tanti sostengono che, se avesse deciso di diventare un professionista, sarebbe diventato sicuramente uno dei migliori pugili di sempre, ma questo rimpianto non ha mai sfiorato il vecchio Teofilo. Per lui, niente era più importante dell'amore della propria gente.