Il bello del basket è che una squadra, sotto anche di 15-20 punti durante una partita e in campo senza i favori del pronostico, può compiere l'impresa di rimontare e portare a casa addirittura la vittoria. Si potrebbero citare tantissimi esempi nella storia di questo sport, ma senza andare troppo lontano possiamo semplicemente rivedere la Finale di Eurolega che si è appena conclusa con l'incredibile successo dell'Olympiakos sulla corazzata CSKA Mosca.
Una vera e propria impresa, quella dei greci, arrivati a giocarsi le Final Four della coppa più importante d'Europa dopo una dura serie nei Quarti di Finale contro Siena e considerata da tutti gli esperti la meno forte delle quattro contendenti per il titolo. In effetti la squadra non era più quella degli ultimi due anni, si era privata di alcuni giocatori importanti comeTeodosic, Bourousis, Halperin e Papaloukas e non sembrava in grado di competere ad alti livelli contro le altre formazioni europee. Ma guai a sottovalutare il cuore e l'orgoglio dei greci, soprattutto se in campo con loro c'è un talento comeVasilis Spanoulis e in panchina c'è una vecchia volpe come Dusan Ivkovic, l'allenatore che li aveva portati al primo e unico successo in Eurolega nel 1997. Su quest'asse affidabile e sicuro, la dirigenza dell'Olympiakos ha costruito un gruppo solido mentalmente e fisicamente, mai domo nonostante la giovane età media, e alla fine i risultati hanno dato ragione a loro. Più volte, durante la competizione, la squadra del Pireo si è trovata di fronte alla sconfitta e alla conseguente eliminazione, ma è sempre riuscita a rinascere dalle proprie ceneri e a portare a casa il successo, fino all'ultima impresa contro i favoritissimi campioni del CSKA.
Già nel secondo turno le squadre si erano affrontate, in girone, e il risultato era stato eloquente: +8 Mosca in Grecia e addirittura +32 in Russia, con l'Olympiakos a un passo dall'eliminazione e costretto a giocarsi il tutto per tutto nell'ultimo incontro con il Galatasaray. Vinta questa partita, Spanoulis e compagni si sono trovati davanti un avversario che sembrava proibitivo: la Montepaschi Siena, che già l'anno prima li aveva eliminati dalla competizione e arrivava allo scontro con una superiorità che sembrava netta. Nella prima partita della serie, con gli italiani in netto vantaggio, i greci hanno reagito alla grande, strappando un successo importantissimo, e in Gara-2 hanno sfiorato il bis, perdendo di un solo punto. Nelle successive sfide in campo amico, l'Olympiakos non si è fatto sfuggire l'occasione e ha concluso brillantemente la serie sul 3 a 1, conquistando una Final Four che già sembrava storica.
In semifinale, i greci hanno affrontato il temibile Barcellona di Navarro, che due anni prima li aveva battuti in finale e che secondo molti era la favorita, insieme al CSKA, per il successo finale. Trascinati da Spanoulis, la formazione ellenica ha giocato una partita grintosa e per certi versi eroica, ottenendo una vittoria incredibile e gustandosi la più dolce delle vendette.Tra la squadra di Ivkovic e l'impresa, a questo punto, si parava solo il CSKA Mosca, che era riuscito a tenere due stelle NBA come Kirilenko e Krstic e poteva contare su altri talenti come l'ex Teodosic, Khryapa e Siskauskas. In quella che è stata una vera e propria battaglia, con punteggio basso e tanta tensione, i russi sono arrivati ad un vantaggio di 19 punti alla fine del terzo periodo, e sembravano avere il pieno controllo della sfida; con le spalle al muro, l'Olympiakos ha compiuto l'ultimo miracolo, rimontando con le riserve e giocandosi il finale punto a punto, fino al sorpasso a 0.7 decimi dalla sirena finale con il canestro di Printezis. Decisivi alla fine i punti di tre ragazzi del 1990, Sloukas, Mantzaris e lo stesso Printezis, i rimbalzi di Hines, che due anni fa giocava in Legadue in Italia, e ovviamente gli errori ai liberi degli avversari, che hanno perso l'occasione per chiudere la partita e hanno consegnato di fatto l'ultimo tiro ai greci.
Un successo che manda di diritto Ivkovic e i suoi giocatori nella storia di questo sport, soprattutto perché ottenuto con una squadra ringiovanita e impoverita dalla recente crisi che ha colpito la Grecia. Una favola che dimostra ancora una volta che nello sport i soldi sono utili ma non sempre permettono di fare la differenza, e che talvolta il cuore e l'orgoglio possono fare la differenza sul talento e sulla forza degli avversari. Soprattutto, un'iniezione di speranza e di fiducia per un Paese intero, che forse per una sera dimenticherà gli affanni economici e sociali e scenderà nelle piazze per festeggiare la vittoria dei suoi ragazzi, con quella felicità pura e genuina che solo lo sport riesce a regalare.