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GOOD BYE LONG JOHN

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Aveva lasciato l'Italia da anni, e non certo nel migliore dei modi visti i suoi problemi con la Giustizia, ma nel cuore dei tifosi biancocelesti il suo ricordo era indelebile; per tutti loro, lui era solo l'eroe del primo, storico scudetto della Lazio, conquistato dopo un lungo testa a testa con la Juventus al termine del 1974. Oggi però, per tutti i suoi vecchi sostenitori è arrivata la triste notizia: Giorgio Chinaglia non c'è più, è deceduto a 65 anni dopo essere stato ricoverato alcuni giorni fa in seguito a un infarto; i più ottimisti hanno sperato, vista la data, che si trattasse dell'ennesimo pesce d'Aprile, anche se di pessimo gusto, ma purtroppo tutto si è rivelato vero, Long John non è più tra noi. Originario di Carrara, Giorgio Chinaglia si trasferisce in Galles da bambino insieme alla famiglia, e proprio oltremanica matura la sua passione per il calcio; il giovane attaccante si forma infatti nel Regno Unito ed esordisce tra i professionisti nel 1964 con la maglia dello Swansea, con cui resta per due stagioni prima di tornare in Italia. Trascorre le prime tre stagioni in serie C, giocando nelle file della Massese e dell'Internapoli e mettendosi in luce come bomber emergente, tanto da meritarsi nel 1969 la chiamata della Lazio che si è appena riconquistata la serie A. A 22 anni Chinaglia esordisce nel massimo campionato italiano, e disputa subito una buona stagione realizzando 12 reti, mentre l'anno seguente si ferma a 9 e non riesce ad evitare la retrocessione dei biancocelesti in serie B; il clima a Roma non è dei migliori, lo spogliatoio è estremamente diviso, Giorgio non si trova bene e chiede la cessione perché vuole rimanere ad alti livelli. Poi, a Formello arriva l'allenatore Tommaso Maestrelli, che segna una svolta definitiva nella carriera di Chinaglia e nella storia della società romana; sotto la sua guida, infatti, i biancocelesti ottengono subito il ritorno in serie A e l'attaccante esplode a livello realizzativo, raggiungendo quota 21 reti nel campionato cadetto e ottenendo la prima presenza in azzurro, bagnata da un gol contro la Bulgaria. L'anno successivo, con pochi acquisti, la Lazio disputa una stagione sorprendente, lotta per lo scudetto fino all'ultima giornata (è terza alla fine dopo Juventus e Milan), e incanta tutti per il suo gioco offensivo e vincente, gettando le basi per la grande stagione successiva. Nel campionato 1973-74, con una rosa praticamente identica e mettendo da parte ogni divisione interna nello spogliatoio, la squadra romana vince il suo primo, storico scudetto, con Chinaglia che ottiene il titolo di capocannoniere con 24 centri e si guadagna il titolo di centravanti italiano più in forma di tutti, con il quale si presenta al centro dell'attacco azzurro ai Mondiali tedeschi del 1974. L'amore con la maglia della Nazionale, però, è piuttosto travagliato, le prestazioni di Giorgio sono al di sotto delle attese e il suo rapporto con il c.t. Valcareggi è a dir poco burrascoso, come dimostra il "vaffa" che l'attaccante gli rivolge in diretta mondiale al momento della sostituzione contro Haiti; l'Italia esce al primo turno, e il rapporto di Chinaglia con la Nazionale si chiude lì, se si escludono alcune sporadiche presenze l'anno seguente con il nuovo c.t. Bernardini. Anche la storia con la Lazio si avvia alla conclusione: dopo un buon inizio nella stagione da campioni in carica, infatti, i biancocelesti subiscono la tragica notizia della grave malattia che ha colpito il loro allenatore Maestrelli (che infatti morirà circa un anno dopo) e pagano il contraccolpo giungendo solo al quarto posto. Il 1976 è l'ultimo di Chinaglia con la maglia della Lazio, perché il bomber decide di raggiungere la moglie negli Stati Uniti (lei è la sorella di un giocatore di hockey, campione olimpico nel 1980) e parte poco prima della fine della stagione, con la squadra che si salva solo all'ultima partita. In America, si accasa ai Cosmos di Pelé, Beckenbauer e Carlos Alberto, con cui disputa sette stagioni realizzando quasi 200 reti (record assoluto nella vecchia Soccer League) e vincendo quattro Soccer Bowl, prima di ritirarsi nel 1983 e di pensare ad un ritorno alla Lazio, stavolta da dirigente. Quell'anno, infatti, Long John (come veniva soprannominato per il fisico imponente) ottiene la carica di presidente della società biancoceleste, appena risalita in serie A dopo lo scandalo del calcioscommesse, e i tifosi sperano che la sua presenza dia la spinta decisiva alla squadra per tornare grande. L'illusione dura solo due anni, al termine dei quali la Lazio retrocede nuovamente in serie B e Chinaglia è costretto a vendere per problemi economici, tornandosene mestamente in Florida e dedicandosi alla carriera fortunata di telecronista e a quella, decisamente più oscura, di affarista. Torna alla ribalta molti anni dopo, nel 2006, ma stavolta per ragioni meno nobili: prima viene accusato di riciclaggio di denaro in favore della camorra e dichiarato latitante, poi è costretto a pagare una pesante multa per aver tentato di acquistare illegalmente la Lazio. Abbandonato definitivamente il calcio italiano, è diventato ambasciatore della sua vecchia squadra dei Cosmos, insieme a Pelé e Carlos Alberto, per ridare prestigio al team caduto in disgrazia. Ieri pomeriggio, domenica 1 aprile, la triste notizia della sua scomparsa a poco più di 65 anni, stroncato da un infarto che già l'aveva colpito qualche giorno prima. Per la giustizia italiana era un latitante, ma per i tifosi della Lazio era sempre e solo l'indimenticabile bomber che aveva segnato la storia del loro club, l'ariete dal tiro potente e dalla grinta indomabile, l'uomo che riusciva a passare sopra tutte le liti e le incomprensioni nello spogliatoio per portare la squadra alla vittoria. Per tutti loro, lui era semplicemente Giorgio Chinaglia, il grande attaccante che quando tira non sbaglia.
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