Dopo alcuni mesi di sospensione per il lock-out, lo sciopero dei giocatori, da Natale è ricominciato il massimo campionato di basket del mondo, la NBA, che come ogni anno regala agli appassionati tante emozioni e incanta per le storie incredibili dei protagonisti che consacra di stagione in stagione. Il 2012 potrebbe essere l'anno del primo, sospirato titolo di LeBron James, o l'anno dell'affermazione di Derrick Rose, o l'anno della rivincita degli eterni perdenti, i Los Angeles Clippers. In queste ultime settimane, tuttavia, l'attenzione di tutti si è spostata su un giocatore finora sconosciuto ai più, salito all'onore delle cronache per le sue prestazioni sempre più convincenti: si tratta di Jeremy Lin, guardia dei New York Knicks.
Sulla squadra della Grande Mela c'è da sempre una pressione incredibile, perché la franchigia ha sempre fatto la storia della NBA (è l'unica, insieme ai Boston Celtics, a non aver mai cambiato sede dalla creazione della lega) e il "palcoscenico", il celebre Madison Square Garden, è divenuto uno dei luoghi di culto del basket americano; nonostante le attese, tuttavia, un titolo manca dal lontano 1973, e le sole due finali giocate e perse da allora ad oggi, nonostante la presenza di una grande stella come Patrick Ewing, non hanno ovviamente accontentato i tantissimi fan newyorchesi. Per questo motivo, dall'estate del 2010, la dirigenza ha iniziato a lavorare per rinforzarsi, e ha scelto come guida una vecchia conoscenza del basket italiano: Mike D'Antoni, giocatore e allenatore con Milano e Treviso. Sono arrivati prima Amar'e Stoudemire, poi Carmelo Anthony (con il sacrificio di un altro italiano, Danilo Gallinari), quindi in estate è stato preso Tyson Chandler, fresco campione con Dallas nel 2011, e al gruppo si è aggiunto anche Baron Davis, giocatore di indubbio estro e talento, ma i risultati non sono migliorati granché rispetto al passato; vero che i Knicks la scorsa stagione hanno rivisto i playoff dopo 7 anni (sconfitti al primo turno da Boston), ma il gioco e il rendimento sono stati al di sotto delle attese; la partenza non proprio positiva di questa stagione, con evidenti problemi di gioco e di convivenza tra le due stelle della squadra, ha messo in discussione il lavoro della dirigenza e il posto di D'Antoni.
Nel momento più difficile, del tutto inaspettato, ecco arrivare lui, il più improbabile degli eroi: Jeremy Lin, un ragazzo di 23 anni proveniente da Harvard. Di origini asiatiche (padre di Taiwan, madre cinese), dopo essere uscito dal college nel 2010 era stato messo sotto contratto dai Golden State Warriors, senza mai ottenere un posto fisso in squadra, e all'inizio di questa stagione era stato "tagliato" dagli stessi Warriors e dagli Houston Rockets, in cui era in prova; a quel punto, New York ha deciso di dargli una chance, l'ha fatto giocare nella D-League (la lega parallela in cui i giocatori con poco spazio nella NBA possono mettersi in mostra e migliorarsi), e a gennaio l'ha chiamato in prima squadra. Lin ha ripagato la fiducia del suo mister e ha infiammato l'ambiente inanellando una serie di 3 partite incredibili, tutte vinte dai Knicks anche grazie a lui: 25 punti contro New Jersey, 28 contro Utah, 23 a Washington; il tutto con una gestione del gioco quasi da veterano, e senza l'apporto delle due star della squadra, Stoudemire e Anthony, indisponibili dalla seconda partita. Molti a New York hanno iniziato a gioire per la sua improvvisa esplosione e hanno parlato di un nuovo fenomeno del basket NBA, tanti altri invece hanno cercato di calmare gli animi, ricordando che non basta un exploit del genere a far diventare un buon giocatore un fenomeno. Ma Lin non si è scomposto, e questa volta ha dato un'ulteriore dimostrazione del suo momento di grazia: contro i temibili Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, la giovane guardia ha messo a segno ben 38 punti, con giocate di una maturità incredibile, e ha letteralmente trascinato i suoi Knicks alla quarta vittoria consecutive, tra l'entusiasmo e la gioia degli spettatori del Garden.
Mike D'Antoni, che ha scommesso molto su di lui, è ovviamente felice per la risposta che ha ottenuto, e si è detto convinto che il ragazzo si dimostrerà un giocatore vero e continuerà a migliorare in futuro; i tifosi l'hanno già fatto diventare un idolo, coniando per lui termini come Linsanity (pazzia per Lin) e ribattezzando la squadra New York Lins. Da parte sua, il ragazzo non sembra essersi montato la testa per questa celebrità improvvisa, cerca di rimanere concentrato sul gioco e di mantenere lo stesso impegno mostrato finora, e non manca di sottolineare l'importanza della squadra piuttosto che del singolo. E' innegabile però che in questo momento della stagione la vera star della NBA è proprio lui, e tutti sono ansiosi di assistere a nuove importanti performance e di capire fin dove potranno arrivare i Knicks con il rientro di tutti i giocatori e una maggiore amalgama nella squadra; il sogno di tutti, inutile dirlo, può essere solo la conquista di quel titolo che da troppi anni manca nella Grande Mela, una città talmente appassionata di basket, che anche la Statua della Libertà (secondo i newyorchesi) ha la mano alzata perché vuole ricevere palla sotto canestro.