Un lavoro redazionale di quattro mesi, racchiuso in 312 pagine, dove, oltre alle fasi più significative del Concorso e alla Cronaca della Manifestazione del 24 settembre 2016, sono pubblicati i vari testi di poesia e narrativa, premiati e segnalati, con la copertina a colori che riporta sia le mani di una donna che accolgono la sfera del pianeta terra sia la foto stupenda della Riserva Naturale di Punta Aderci: ecco, in sintesi, come si presenta la trentunesima raccolta antologica del Premio Nazionale “Histonium”, dal singolare titolo: “Custodi del nostro pianeta” (Ed. Il Torcoliere).
Le motivazioni dell’impostazione editoriale e della scelta del titolo le ha evidenziate, nella “Introduzione”, il curatore dell’Antologia, prof. Luigi Alfiero Medea, che è anche il Presidente del Premio.
“Il 2016 è stato un anno importante sul fronte religioso - scrive il prof. Medea - perché è stato ritmato dal quel grande valore che è la “misericordia”, tema particolarmente caro a Papa Francesco, guida spirituale e carismatica della Chiesa universale. L’Anno Giubilare, da Lui voluto, ha posto soprattutto al centro dell’attenzione le periferie esistenziali con la presenza lacerante di tanti poveri e sofferenti. Il Papa ha dato anche una forte spinta all’ecumenismo attraverso i sei viaggi che egli ha voluto compiere in Messico, Lesbo, Armenia, Polonia, Georgia e Svezia, luoghi dove sono emerse le sue preoccupazioni per il grave problema delle migrazioni e per l’impegno della solidarietà. Ancora una volta egli si è messo al servizio della pace e della riconciliazione”.
“Ma il 2016 – continua il prof. Medea - ha avuto anche un contraltare sul fronte sociale e politico internazionale. Il terrorismo ha colpito più volte, uccidendo persone innocenti; l’unione europea ha spesso vacillato e in vari stati c’è stata una reazione istintiva con l’innalzamento di muri e barriere per non far entrare profughi e clandestini; in Turchia l’orizzonte si è fatto più oscuro per donne e minoranze; la guerra in Siria è diventata sempre più un pericolo per la vita di tanti civili, soprattutto bambini”.
“Anche nel nostro Paese – aggiunge il Presidente del Premio Histonium - tante ferite sono rimaste ancora aperte e sanguinanti. A cominciare dal dramma della disoccupazione, specialmente giovanile. Nessuna meraviglia, allora, che a causa dell'incertezza lavorativa tanti giovani sono costretti a posticipare l’uscita di casa, rimandando forzatamente i loro progetti di mettere su famiglia e di procreare altre vite. Il 2016 ha fatto registrare in Italia un preoccupante calo delle nascite, con una diminuzione del 6%, un trend che, se dovesse continuare, porterebbe ad una vera e propria emergenza. Ma è stato ribadito da più parti che non è giusto dire che gli italiani non vogliono più figli. Certo in linea generale nella nostra società c'è una minore propensione ad avere figli. Il declino della fecondità è cominciato nel 1977 ed ha avuto una origine culturale, legata ai grandi cambiamenti che hanno portato la donna a chiedere un ruolo non solo in famiglia ma anche nella società e nel mondo del lavoro. Tuttavia, occorre dire che oggi sono soprattutto i motivi economici che portano a ridimensionarne l’attuazione. Con gravi conseguenze: il Paese invecchia ed entra in crisi, come dicono gli esperti, la“resistenza sociale”, cioè la capacità di sostenere il peso di un numero sempre maggiore di anziani.
“Un altro problema che ha reso più drammatica la vita dei nostri connazionali – sottolinea a questo punto Medea - è stato quello del terremoto, che ha distrutto interi paesi del centro Italia, con cifre impressionanti: 200 mila gli immobili lesionati o inagibili, 17 mila le persone colpite dal sisma e attualmente assistite, 298 il numero delle vittime dei tre terremoti che si sono verificati tra il 24 agosto e il 30 ottobre 2016. In una recente intervista Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile, ha sottolineato che l’Italia delle emergenze richiede oggi tanta prevenzione, perché non si può continuare a comportarci “come se dovessimo dominare comunque la terra; l’ambiente va protetto anche nelle sue fragilità”.
“Il titolo dell’Antologia – conclude il curatore del volume - vuol richiamarci a questo impegno di cura e di salvaguardia della nostra Casa comune, perché tutti, nessuno escluso, siamo i Custodi del nostro pianeta. Occorre ripensare, pertanto, ad una “politica” che non si chiuda in se stessa, ma ritrovi la disponibilità generosa di mettersi al servizio degli altri, specialmente di quanti si trovano nelle emergenze, e al servizio del territorio, della sua storia e della sua cultura, operando in modo che la natura mantenga i propri spazi vitali”.