Non avrei pensato di sviluppare brevemente un tema come quello che segue.
Da laico (e perché no, da anticlericale, bella parola demodèe) non rientra nelle mie corde. Ma dato che investe la storia della città non mi sottraggo alla questione. Dico soltanto che una discussione sul tema dell’esistenza di un santuario in quel di Vasto mi pare del tutto speciosa. Se non fosse per la polemica suscitata in questi giorni non me ne sarei affatto occupato. Per tale ragione entro subito in medias res.
Inizio da una bolla pontificia del 12 dicembre 1777 (Pius PP. VI) relativa alla Collegiata di S. Pietro che recita testualmente (cito solo le parti che interessano):
Ad perpetuam rei memoriam […] omnibus et singulisutriusquesexusChristifidelibus vere poenitentibus et confessisac sacra communionerefectis […] Collegiatam et ParochialemEcclesiam S. Petri oppidi civitatisnuncupatae del Vasto, TheatinaeDioecesis, tertia dominica Ianuarii a primis vesperisusque ad occasumsolisdieihujusmodisingulisannis devote visitaverint […] ad Deumpraeceseffuderintplenariam omnium peccatorumsuorumindulgentiam et remissionemmisericorditer in domino concedimus […].
Il testo qui pubblicato restituisce grosso modo il seguente significato. «Che a tutti i fedeli in Cristo dell’uno e dell’altro sessopenitenti, confessati e risanati dalla sacra comunione concediamo, dopo aver devotamente visitato, rivolgendo preghiere a Dio, la Chiesa collegiata e parrocchiale di S. Pietro del Vasto, tutti gli anni, nel solo giorno della terza domenica di gennaio, indulgenza plenaria e remissione dei peccati». Come si vede, sono tutti atti che conducono alla configurazione di un santuario.