Grande festa, domenica 3 luglio, presso la comunità di San Marco Evangelista di Vasto per la solenne celebrazione del 60° anniversario di ordinazione di don Gino Smargiassi e il 65° anniversario di don Camillo Gentile.
Tanta gente ha partecipato al sacro rito, concelebrato, oltre che dai due festeggiati, anche dal parroco don Gianni Carozza, da padre Pasquale Santoro dei Salesiani, da don Mario Di Matteo, da don Cesario Ronzitti, parroco di Tufillo e Dogliola, e da padre Emanuel Mugaro, giovane sacerdote dell’Uganda.
Presente anche il neo sindaco Francesco Menna, assieme a due assessori della sua giunta (Paola Cianci, vice sindaco, e Lina Marchesani) e all’ex presidente del Consiglio comunale Giuseppe Forte.
E’ stato compito del parroco don Gianni esprimere, all’inizio della celebrazione, i motivi religiosi dell’evento: “Questa felice ricorrenza richiama tutto il popolo di Dio a rendere grazie per il dono inestimabile del sacerdozio ministeriale. Cristo, nostro Signore, li ha resi strumenti della Sua azione di lode al Padre e della Sua missione di salvezza a servizio dei fratelli, perché in unione con il Vescovo agiscano e parlino in Suo nome per trasformare tutti i credenti in offerta pura a Dio gradita. Ogni presbitero, chiamato a vivere come fratello in mezzo ai fratelli, è preso fra gli uomini e costituito in loro favore nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei peccati. Uniamo le nostre preghiere, perché il Signore conceda ai nostri fratelli, don Gino e don Camillo, la grazia di una sempre più stretta intimità con Cristo, pastore delle nostre anime”.
Don Gino, al termine della proclamazione del Vangelo secondo Luca, incentrato sulla designazione da parte del Signore degli altri settantadue discepoli perché andassero “in ogni città e luogo dove stava per recarsi”, ha approfondito la vocazione dei sacerdoti, chiamati da Gesù per essere pescatori di uomini e mandati ad annunciare l’amore di Dio e il Vangelo della gioia, del perdono e della pace. Poi, ricordando la mamma, ora in cielo, e le carezze che gli riservava quando era bambino, ha detto con un filo di commozione: “Dio mi ha accarezzato con il suo amore. Io ho cercato di lavorare con dedizione nella sua vigna, ma ripensando ai 60 anni del mio sacerdozio, sento il bisogno di chiedere perdono al Signore e alla comunità per le mie infedeltà”.
Particolarmente significativo è stato il momento della presentazione dei doni, il cui significato è stato letto dalla signora Fernanda, una delle collaboratrici della parrocchia: il pane “frutto di tanti chicchi di grano macinati insieme”, il vino “frutto dell’unione della terra e del nostro lavoro”, la stola “simbolo di perdono e di riconciliazione” con il quale il sacerdote accoglie i fedeli nell’abbraccio amoroso del Signore e li restituisce alla dignità di figli e di fratelli nella comunità
Prima della benedizione finale c’è stato un breve intervento di don Camillo Gentile. Egli ha innanzitutto ringraziato quanti hanno partecipato alla sua gioia (in particolare coloro che sono venuti da Cupello e da Villafonsina), per poi soffermarsi sulla figura del sacerdote, ministro di grazia e di perdono e compagno di viaggio della comunità cristiana. “Il Signore – ha continuato don Camillo – si è servito di me e degli altri miei confratelli sacerdoti non perché siamo migliori degli altri, ma perché ci ha amati e ci ha scelti per essere gli annunciatori del suo Vangelo e i dispensatori della sua grazia. Ecco il motivo per cui oggi sento il dovere di chiedere perdono per le mie manchevolezze. Ma sento anche il bisogno di ringraziare quanti hanno contribuito alla nascita, alla maturazione e all’esercizio quotidiano della mia vita sacerdotale in particolare la mia famiglia, i formatori del periodo del seminario, i vescovi che si sono succeduti in Diocesi e le comunità parrocchiali, dove ho svolto il ministero”.
A questo punto è stato il sindaco Menna a prendere la parola per esprimere, a nome dell’amministrazione comunale e dell’intera città, gli auguri più sinceri per due sacerdoti, che nel corso degli anni si sono impegnati con dedizione e fede per il bene della comunità.
La consegna delle pergamene con la Benedizione di Papa Francesco e il canto finale alla Madonna, Madre dei sacerdoti e del popolo di Dio hanno chiuso il sacro rito, a cui è seguito un ricco buffet, preparato dalle collaboratrici della parrocchia per un momento di condivisione gioviale e fraterna.