‘L’immortalità delle vittime’: è questo il titolo del volume, edito da Di Felice edizioni, che il saggista Alfredo Fiorani ha voluto dedicare agli abruzzesi alle Grande Guerra in questi anni in cui se ne ricorda il Centenario.
Disponibile da qualche settimana in libreria l’ultimo lavoro editoriale del saggista spezzino, da tanti anni residente in Abruzzo, vuole sinteticamente disegnare l’impatto che quella guerra ha avuto anche sulla nostra regione, in primis sui giovani abruzzesi; una regione che nei freddi numeri della statistica ebbe la percentuale di mobilitati rispetto al potenziale effettivo pari al 94 per cento, seconda solo dietro all’Umbria.
Pagine, quelle scritte da Fiorani, che vogliono in qualche modo onorare i 16.943 caduti abruzzesi (anche se si stimano che furono oltre 26mila), di cui 5.455 della provincia teatina. Un percorso costruito sulle fondamenta di memorie, testimonianze e resoconti e nel quale, tra legami e situazioni inimmaginabili, si stagliano gli scritti di Piero Calamandrei, Cesare De Titta, Carlo Emilio Gadda e tanti altri.
Non mancano imprese divenute storiche, come l’affondamento dell’ammiraglia austro-ungarica Viribus unitis da parte di Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci, ma il viaggio resta uno spaccato fuori dalle trincee inteso com’è a raccontare sì di fatti, ma anche di emozioni, di storie familiari, di dolore.
Pagine nelle quali si rincorrono anche i nomi di Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Nazario Sauro, Ernest Hemingway, Raffaele Mattioli prima dello spazio dedicato al tributo dei paesi ai loro eroi: da Cerchio a Sulmona, da Ortona a Isola del Gran Sasso e a Vasto e, poi, le silenziose croci e gli altari di Caporciano, Casoli, Loreto Aprutino, Vittorito, Schiavi d’Abruzzo, Bugnara e Penne.
Un intercalare di immagini storiche e di scritti che per Enzo Fimiani, che ne ha curato la prefazione, “nel suo legare la Storia grande all’impatto, alla percezione, ai riflessi, alle conseguenze che essa ha avuto rispetto a uomini, città , società di una ‘periferia’ della Storia, giunge opportunamente ad intrecciare tra loro, in modo stimolante, simili dimensioni e sembra quindi cogliere nel senso positivo l’anniversario fatidico (il Centenario della I Guerra mondiale, ndr) di fronte al quale ci poniamo.
Il lavoro dell’autore va infatti nella giusta direzione: unire, analizzare, interpretare, entro un medesimo insieme da un lato le dimensioni europee, e mondiali, della guerra ‘Grande’ e dall’altro le sfere nazionali e, nel loro ambito, quelle definibili regionali’.