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Un Dio a portata di mente

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Gv 6, 41-51

 


+In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».+

Qual'è la cosa che più di tutte scandalizza? Quando anche i più smaliziati mondani arrossiscono? Dove cede il limite dei tolleranti? Niente mette in crisi una persona, un paese o un intero stato più della verità. Se poi questa ha bisogno della maiuscola per essere trascritta, il fatto si fa serio e tutto acquista maggiore gravità. Può essere il Messia un falegname? Può un uomo nato da donna dire che viene dal cielo? Quelli che pongono questa domanda conoscono bene quale sia la risposta ma hanno la paura, anzi il terrore di ammetterlo. I segni che Gesù ha compiuto sono fin troppo eloquenti.

+Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”.+

Tra il Figlio incarnato e il Padre non c'è un semplice legame ma una comunione sostanziale che in modo misterioso si articola fino a rendere possibile il paradosso del Dio fatto uomo: l'infinito nel finito, l'imperituro nel mortale, l'indicibile che trova voce, l'impossibile che si realizza. Così chi ascolta Gesù ode la voce di Dio esprimersi in un linguaggio accessibile, a portata di mente, così che tutti possano accedere alla più alta delle scienze.

+Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.+

Prima di Gesù Dio coincideva con l'inaccessibile. Vederlo, toccarlo o ascoltare la sua voce voleva dire morte. Certo non è stato Lui ad esiliare l'uomo ma semmai quest'ultimo a voluto che ci fosse un abisso incolmabile fra la sua e la nostra dimensione. Nel racconto dell'Eden viene narrata un' amicizia intima e serena che è stata prima avvelenata e poi tradita. Questo "muro d'inimicizia" è stato abbattuto proprio dall'evento che tutta la storia attendeva: la venuta del Cristo.

+Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».+

I versetti precedenti ci hanno rivelato quanto la gente preferisse "la manna di Mosè", quel cibo materiale che ha sfamato Israele nel deserto piuttosto che il Pane del Cielo: la Parola annunciata da Cristo che conduce alla vita eterna. Spesso, anche le nostre speranze sono troppo misere per volare così in alto, il concetto di vita eterna lo proiettiamo al di la un abisso invalicabile, ci accontentiamo così di quello che passa il variopinto ed ingannevole chiosco mondano, il quale non sa dare altro che quel pane, il quale non è vita ma promessa di morte. Daccapo si ripete il dramma dell'Eden: Dio ci indica ciò che può renderci felici ed immortali, noi continuiamo a scegliere la morte esiliandolo dalle nostre vite. Per fortuna abbiamo un Padre buono che non stanca di scrutare l'orizzonte sperando in un nostro ritorno.

Felice Domenica.

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