Sono stato qualche giorno ospite dei miei confratelli, presso il convento di san Francesco delle vigne a Venezia, situato a poche centinaia di metri da piazza san Marco… come succede qualsiasi altra persona che visita questa stupefacente città non ho potuto resistere alla bellezza e suggestività che questo luogo suscita in chi si avventura nel suo ipnotico intreccio di vie.
Fra i tanti germi di riflessione che questa straordinaria esperienza ha suscitato in me voglio, in questo momento, farne maturare uno… La maschera.
La parola maschera molto probabilmente deriva da “masca” che a sua volta, nel dialetto piemontese, significa strega, altri ricercatori fanno derivare il termine da arabo maschara: burla.
Come sapete, specie in questo periodo, uno dei numerosi segni caratterizzanti della città sono le sue maschere. Esse hanno il vanto di avere un alto grado di valore ed espressività artistica… alzi la mano chi, di fronte a queste opere d’arte, non sia stato colpito da quella caratteristica emozione, fatta di fascino e inquietudine che assale l’osservatore.
Mentre guardavo affascinato queste originali espressioni dell’estro artistico veneziano sono stato colto da un’ illuminazione, quasi che Lo spirito millenario di Venezia avesse voluto parlarmi e lasciarmi un ricordo: la maschera fa emergere il lato oscuro di chi la indossa.
Dietro la protezione dell’anonimato chi la indossa, consapevole o no, dà una temporanea possibilità al profondo mare di desideri e sogni segreti, irrealizzati o proibiti, di aver voce e manifestarsi… Indossare una maschera può avere lo sconvolgente effetto di far conoscere una parte di se prima ignorata… ricordo che da bambino amavo mascherarmi da super eroe… e questo perché volevo esserlo… è sempre stato il mio più grande sogno… molto probabilmente il motivo inconscio era quello di riscattarmi dalla mia timidezza e indecisione, dal mio poco coraggio, avere la meglio su chi mi maltrattava.
Questo gioco ha avuto su di me un effetto positivo. Poco a poco la maschera ha smesso di essere tale ed è diventata sempre più il mio vero volto… adesso nessuno peserebbe che sono timido o che evito situazione rischiose ed addirittura pericolose.
Ma la maschera non viene usata solo per esprimere ciò che vorremmo essere… spesso si prendono le sembianze di ciò verso cui si prova odio, disprezzo, paura… Pensiamo ai bambini che si mascherano da fantasmi o giocano a fare i ladri, pensiamo ai comici che per criticare i politici avversari se ne fanno imitatori… pensiamo alla nostra quotidianità quando imitiamo una persona per prenderla in giro… così la maschera non riguarda solo chi la indossa ma il mondo che ci circonda… sembra quasi che attribuiamo ad essa un potere magico… quello di rendere vero ciò che non è, aprendo una parentesi nella storia della nostra vita…
Un' illusione così può avere la possibilità di diventare realtà.
Siamo al culmine del periodo di carnevale, quante persone approfitteranno della maschera per fare cose che normalmente non farebbero? C’è poco di profondo e poetico in ciò che avviene in certe feste mascherate… che sono la semplice possibilità di fare i propri comodi senza che nessuno sappia niente… Pensiamo al carnevale di Rio che a scapito di chi vorrebbe semplicemente divertirsi e giocare diventa il pretesto per dar sfogo anche alle pulsioni più negative e pericolose…
Concludendo: La maschera può essere uno strumento che ci aiuta a conoscerci meglio e a far emergere le cose belle che dimorano in noi.