Alla Casa Lavoro di Vasto è stata rappresentata nel pomeriggio del 24 aprile la commedia in due atti di Oreste De Santis “Rifarsi una vita”. Gli attori sono alcuni internati che hanno dimostrato di gradire l’iniziativa e si sono impegnati con molta serietà.
Il progetto teatrale ha visto la collaborazione della Casa Lavoro, della Casa Circondariale e dell’Istituto Gabriele Rossetti di Vasto. La responsabile del progetto, l’insegnante Antonella Aquilano, nel ruolo di regista, ha espresso la sua gratitudine per la loro disponibilità e la condivisione delle finalità al direttore della Casa Lavoro, dott. Massimo Di Rienzo, al comandante di Reparto, dott. Nicola Pellicciaro, al capo area educativa, funzionario giuridico pedagogico Lucio Di Blasio, che è l’anima delle iniziative e dell’organizzazione educativa, al dirigente scolastico, dott.sa Maria Pia Di Carlo, alla sua équipe e tecnici collaboratori.
La finalità della scuola è soprattutto accoglienza, che significa ascolto e attenzione alla persona che, quando sa relazionarsi con gli altri, dà il meglio di sé e migliora la qualità della vita. L’attività teatrale, quindi, al di là e al di sopra del risultato rappresentativo, va vista come un processo formativo e, se vuole in questo caso, anche rieducativo, in quanto potente strumento di irrobustimento della personalità, di analisi interiore, di espressione di sé attraverso parole altrui, cioè dell’autore.
La commedia di De Santis sembra costruita allo scopo, nella sua semplicità, nella sua comicità, apparentemente leggera, ma seria in alcuni spunti riflessivi per le difficoltà di reinserimento che affronta chi è passato per il carcere – e venti anni sono tanti! - ma anche per il problema che pone alla famiglia e alla società che devono riaccettare chi ha sbagliato, ma ha pagato.
La pena va certamente scontata, anche in modo rigoroso se si vuole, ma sempre con umanità e in funzione correttiva e rieducativa. Chi sconta la pena, sogna sempre di uscire e tornare libero, deve sempre sperare in un reinserimento dignitoso nella società con un lavoro e perciò è assurda e inutile la pena di morte e non ha alcun significato la pena dell’ergastolo, perché di sicuro non migliora, anzi incattivisce, e quindi vanifica la finalità della pena.
La commedia “Rifarsi una vita”, che lascia appena intravedere errori giudiziali e di indagine poliziesca, ha un lieto fine: Ciro, dopo il disagio iniziale, trova ospitalità e comprensione dalla sorella e, con perplessità, anche dal cognato, trova lavoro e incontra una donna con cui ricominciare una nuova vita.
Messaggio forte della commedia e altrettanto forte dal lavoro teatrale come processo educativo. Lo ha rimarcato il dirigente scolastico dott.ssa Di Carlo, compiaciuta per il lavoro svolto dalle sue insegnanti, la cui scuola fa del teatro una sicura e forte strategia educativa, che migliora la capacità espressiva e, soprattutto, educa ai pensieri positivi, ai sentimenti buoni e belli e alla gioia dello stare insieme.
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore che ha apprezzato l’impegno e il risultato che è andato al di là delle aspettative. Molto soddisfatta la responsabile del progetto, ins. Antonella Aquilano, che ha visto concretizzarsi le finalità del progetto con la creazione della comunità cooperante nello spirito di amicizia e di crescita nella socializzazione.
Ho avuto il piacere e anche l’onore di assistere ad alcune prove per bontà della regista Antonella Aquilano e autorizzazione del direttore. Gli internati hanno ruotato con simpatia intorno alla collaboratrice volontaria Simona Fabiano, nella parte di Carmela. Ho visto entusiasmo in tutti, la voglia di riuscire, la disponibilità ad accogliere i suggerimenti, il desiderio di migliorare giorno per giorno, lo spirito di collaborazione tra loro, la socializzazione crescente, l’atmosfera di serenità, lo spirito di amicizia. Mi piace dire che mi ha intenerito e commosso l’accoglienza che ho avuto e la disponibilità a recepire i suggerimenti. Un’esperienza che mi mancava, che mi ha fatto sentire appagato, che porterò sempre nel cuore.
I protagonisti della rappresentazione si sono sentiti più sicuri, perché hanno migliorato l’autostima, e si sono aperti tra loro e con la docente, che ha dimostrato pazienza, disponibilità e sensibilità.
Se questo conta, l’obiettivo del progetto è stato conseguito, al di là dello spettacolo che ha divertito il pubblico presente. La prova più evidente? lo scoppiare spontaneo degli applausi e lo sbellicarsi per le risate.
Un momento di vita diverso, insomma, all’interno della Casa Circondariale, un momento culturale forte che si è culturalmente chiuso con il dono, da parte di un pittore internato, Vincenzo Tommasini, del ritratto di Dante Gabriele Rossetti al dirigente scolastico Di Carlo, che ha annunciato che, il prossimo 9 maggio, non solo la scuola media, ma tutto l’istituto comprensivo sarà titolato al grande vastese.