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A proposito di Vincenzo Fagiolo: il ricordo di un Giusto tra le nazioni

Le sottolineature del prof. Luigi Murolo a riguardo dell'ex vescovo di Vasto

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Nella Giornata europea dei Giusti, festività proclamata dal Parlamento europeo nel 2012  da celebrare il 6 marzo, mi piace ricordare un sacerdote cattolico molto legato a Vasto che, nel 1983, a Yad Vashem in Gerusalemme è stato solennemente riconosciuto Giusto tra le nazioni per aver salvato la vita, in quell’annus horribilis 1943, all’ebreo romano Michael Tagliacozzo (scomparso il 15 aprile 2011) – detto incidentalmente, tra i pochi difensori della memoria di Pio XII –. 

L’allora venticinquenne presbitero – ordinato in quel ministero proprio il 6 marzo del ’43 e subito destinato alla parrocchia dei Santi Venanzio e Fabiano – aveva provveduto a nascondere – insieme con altri (ivi compreso un predicatore di diversa confessione cristiana) – presso il Seminario romano del Laterano quel perseguitato razziale. Il quale, aggiungo, malgrado i notissimi silenzi del Pontefice sulla Shoa,  aveva fatto parte di quel «gruppo di ebrei [che] si è fatto promotore di una manifestazione di gratitudine verso il Santo Padre» con la «proposta di apporre sulle mura della Sinagoga una lapide in suo onore». Il testo di questa nota della segreteria di Stato dell’8 giugno 1944 è consultabile nel vol. X degli Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale (a c. di P. Blet, A. Martini, R. Graham, B. Schneider, Città del Vaticano, 1965-1981) oggi integralmente pubblicati sul sito web del Vaticano.

Non vi sono dubbi. Il giovane prete sapeva di rischiare la vita per salvarne un’altra – e per di più, nell’Italia delle leggi razziali, di un abitante del ghetto –. Ma Lui – insieme con l’amico Pietro Palazzini (futuro cardinale) e con il pastore avventista Daniele Cupertino – aveva deciso di scommettere che il gioco potesse valere la candela della sua personale esistenza. Ritengo che, in tale scelta, Vincenzo Fagiolo (1918-2000) – questo il nome del presbitero divenuto in seguito arcivescovo di Chieti (1971), vescovo di Vasto (1982) e cardinale (1994) – avesse davvero riconosciuto quel Dio che un suo successore vuole oggi cercare. A distanza di quarant’anni da quegli eventi – 1983 –, lo Stato di Israele, attraverso la Commissione presieduta da Moshe Bejski – il fondatore del Giardino dei Giusti – , conferiva all’esponente della Chiesa cattolica (con Palazzini e Cupertino) il titolo d’appartenenza ai Chasidei Umot HaOlam – vale a dire, alla schiera dei Giusti fra le nazioni, i non-ebrei che hanno contribuito alla salvezza degli stessi ebrei dal genocidio nazista –.

Ora mi chiedo: ha senso oggi scrivere di questo giusto che, in anni lontani, ha salito le scale della sede di Lotta Continua di Vasto per discutere con i giovani rivoluzionari del tempo alla stessa stregua dei tanti frequentatori, sottolineando con la sua presenza e il suo abito talare la disponibilità a un dialogo di fatto – e non certo per sua responsabilità – mai iniziato? Non avrei mai pensato che, in quell’atto, già si potessero intravvedere i segni  di un “riconoscimento” sociale – non certo politico – di quel movimento di autonomia operaia che solo un «viaggiatore leggero» come Alexander Langer sarebbe stato in grado di oltrepassare con la sua “conversione verde”. E allora ripeto a me stesso: ha ancora senso parlare di un uomo che, nella Roma occupata dai nazisti, ha affrontato con mitezza ecclesiale (nell’organizzazione di reti di assistenza clandestina) i mitra della Gestapo e delle SS? Dovessi stare ai fatti direi proprio di no. Nessuno oserei dire – proprio nessuno – si è ricordato di quest’uomo nel corso della Giornata europea dei Giusti. Nessun arcivescovo, nessun vescovo, nessun prete, nessun fedele, nessun laico di professione, nessun amministratore pubblico della città, della provincia, della regione, nessuna istituzione musicale ecc. Nessuno. Nemmeno la commissione che si occupa di ricordare in provincia la storia del 1944. Beh, come tutti sanno, la memoria di un Giusto non fa notizia.

Mi piace però citare un episodio di qualche giorno fa. Il 6 marzo sono stato a Chieti, nella cattedrale di  S. Giustino, per un omaggio alla tomba del Presule. Ho incontrato due giovani nella stessa posa di rispetto. Mi son detto: bene così. Non sono da solo.

 

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