Nei famosi anni 60 il desiderio di riscatto sociale di molti italiani fu travolto ed investito dal nebuloso miracolo economico post-guerra e i mestieri faticosi della nostra terra, l’ortolano, il pescivendolo e l’artigiano in particolare, vennero via via e sempre più sostituiti dal lavoro svolto dietro prestigiose scrivanie su comode poltrone.
L’ideale di riscatto ed i sogni dei figli della guerra passava, di qui, alle nuove generazioni in lavori meno faticosi fisicamente e meglio retribuiti nei tanto ambiti “posti fissi”. La scuola era il grande ufficio di collocamento e chi non riusciva in essa veniva penalizzato e tagliato fuori. Tanti ragazzi, non amando l lavoro dei loro padri e non riuscendo nei nuovi, si persero in strade dal facile guadagno, dalle matrigne regole. Molti scelsero di allontanarsi dal loro paese per trasferirsi in nuove città, pochi restarono ad imparare il lavoro faticoso dei loro padri. Una grande malattia investì molti continenti e anche l’Italia. Un virus colpì gran parte della popolazione al cuore privando l’uomo di emozioni e condannandolo all’assunzione quotidiana di una 'pasticca miracolosa' che lo portava alla dipendenza nel vivere false, fugaci ed effimere emozioni. La 'miracolosa pasticca' aveva un nome: ”consumismo”.
Dopo la quotidiana assunzione tutti bramosi correvano a comprare quanto di più superfluo potesse servire per riempire case e soffitte di inutili acquisti. La pasticca terminò e l’uomo rimase indignato con i sapienti e dotti medici che ne avevano prescritto in misura illimitata l’assunzione. Bisognava educarne il dosaggio e disintossicarsi. La cura era nella “consapevolezza” di vivere nella semplicità di piccole emozioni e nella “gioia” della fatica che realizza.
Una “sconosciuta” cittadina fu contagiata anch’essa dalla malattia ed assopita ai piedi di un secolare albero dalle profonde radici sognò di camminare con un binocolo per le strade del suo paese osservandolo con occhi diversi. Vide che la terra e il mare donava tanta serenità e fruttuosi prodotti a quanti rispettosi vi si avvicinassero. Così donò battiti sani al suo cuore malato nutrendosi nella forza delle proprie radici. Dal binocolo il paese appariva privo di forza. Gli abitanti dovevano risvegliarsi dall’inerzia e dall’apatia che li aveva colpiti, le polemiche tra scienziati che litigavano per le scelte fatte dai dottori dovevano aver fine. Bisognava riscoprire in fretta la forza nelle radici e agire unendo la operosità del “fare” e con essa curarsi.
All’improvviso avvenne un miracolo. Il sole avvolse l’intero universo di una energia pulita e l’uomo indignato con il mondo intero si caricò di grande energia positiva e corse in soffitta ad aprire tutti i bauli riavvolgendo il nastro dei ricordi. Vide che i propri cari avevano lavorato nei campi e navigato in burrascose acque. Molti uomini della propria terra avevano lottato e vinto grandi battaglie con la forza di ideali e sogni. Bisognava unire le forze e agire riscoprendo la passione in battiti anestetizzati. Di colpo il cuore si riempì di amore, scacciò via l’ostilità che in essa regnava e ricominciò a battere con vigore passionatamente e la determinazione diede forza ed energia a braccia atrofizzate.
Fiduciosa Miranda Sconosciuto “La Cicatille”