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Riabilitazione cardiopolmonare, l'importanza della prevenzione e della formazione

Sabato lezioni teoriche e pratiche nel casotto della spiaggia di Punta Penna

a cura della redazione
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L'importanza della riabilitazione cardiopolmonare, negli aspetti della prevenzione e della formazione, al centro del corso tenutosi sabato pomeriggio a Vasto, presso il casotto della spiaggia di Punta Penna.

A curarlo è stato Ciro Sperinteo, unitamente a Fernando De Flumeri e Giovanni Giammichele. Sperinteo, istruttore in materia ed operatore sanitario presso il pronto soccoso e servizio 118 dell'ospedale 'San Pio da Pietrelcina' di Vasto, ha voluto fortemente questo momento di approfondimento e ringrazia tutti i partecipanti e quanti hanno collaborato per l'organizzazione. Tra i presenti il comandante dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Punta Penna, il tenente di vascello Giuliano D'Urso, diversi componenti del Circomare ed alcuni giovani partecipanti al 'campo scuola' organizzato nella sede della Guardia Costiera vastese.

Il corso, spiega Sperinteo, era rivolto in modo particolare a sportivi, turisti e a tutti coloro che hanno voluto acquisire nozione preziose per le manovre basilari della rianimazione cardiopolmonare.

L'appuntamento si è inserito inserisce nell'ambito di una campagna nazionale ed europea promossa per attività pratiche e di sensibilizzazione con eventi che culmineranno nell'organizzazione della 'Settimana per la Riabilitazione Cardiopolmonare'.

ARRESTO CARDIACO, UNA STRAGE SCONOSCIUTA, I DATI ITALIANI ED EUROPEI - “Un numero di persone pari ai passeggeri di due Jumbo Jet muore ogni giorno in Europa per arresto cardiaco improvviso”. E’ questa l’immagine che viene data per far capire quanto ampio sia il fenomeno delle morti per arresto cardiaco improvviso. I numeri parlano chiaro, ci troviamo di fronte ad una strage: in Italia oltre 60mila persone all’anno vengono colpite da arresto cardiaco, una media giornaliera di 164 persone, pari a 1 ogni 1.000 abitanti l’anno.

In Europa le vittime di arresto cardiaco sono 400mila e le percentuali di sopravvivenza sono bassissime: meno del 20% sopravvive alla dimissione dall’ospedale. Numeri allarmanti che non hanno lo scopo di diffondere il panico, ma di inquadrare la situazione in modo che qualcosa possa cambiare. La percentuale di sopravvivenza, infatti, potrebbe migliorare notevolmente con un intervento tempestivo di chi si trova di fronte ad un’emergenza. E’ dimostrato che se i testimoni di un arresto cardiaco iniziassero la rianimazione cardiopolmonare (RCP) prima dell’arrivo dell’ambulanza le possibilità di sopravvivenza della vittima aumenterebbero di due/tre volte rispetto ai casi in cui la RCP non viene iniziata.

Nel 70% dei casi l’arresto cardiaco avviene in presenza di testimoni, ma la maggior parte dei cittadini italiani non sa come fare la rianimazione cardiopolmonare e in Europa la RCP viene iniziata soltanto nel 15% dei casi. Se si riuscisse ad aumentare la percentuale dal 15% al 50-60% dei casi si potrebbero salvare circa 100.000 persone all’anno. Al contrario, oggi, sempre a livello europeo ogni 90 secondi viene rianimato un paziente senza successo.

LA CAMPAGNA 'VIVA!' - L’obiettivo della campagna di sensibilizzazione 'VIVA!' è di capovolgere la situazione. Per farlo, occorre che la popolazione venga formata e che le persone superino la paura di intervenire. Un recente sondaggio ha rivelato che meno di un terzo delle persone intervistate è stato in grado di identificare il termine RCP e solo il 14% ha seguito un corso di formazione specifico nell’anno precedente all’intervista. Inoltre, circa l’1% conosceva la frequenza di compressioni toraciche da eseguire, mentre il 2% sapeva quale fosse il corretto rapporto compressioni/ventilazioni.

Alla scarsa consapevolezza della popolazione si deve aggiungere la paura a intervenire in particolare ad utilizzare il defibrillatore. Uno studio effettuato su 13.769 pazienti con arresto cardiaco ha mostrato che la sopravvivenza aumenta del 9% quando la rianimazione cardiopolmonare viene eseguita da un testimone prima dell’arrivo dei soccorsi. Percentuale che sale al 38% nel caso in cui il testimone abbia usato tempestivamente il defibrillatore. Superare la paura di utilizzarlo diventa quindi fondamentale per la salvezza di molte persone. D’altro canto focalizzare il messaggio soltanto sul defibrillatore è un errore perché solo un arresto su quattro ha un ritmo che può essere trattato con la defibrillazione. Quindi è importante che il messaggio alla popolazione sia semplice, rassicurante e corretto: le manovre sono semplici e non fanno danni, in caso si veda una persona che presenta un malore improvviso bisogna riconoscere l’emergenza, chiamare i soccorsi, effettuare il massaggio cardiaco e collegare il defibrillatore ed eseguire le istruzioni che questo ci impartisce.

IRC (Italian Resuscitation Council), Gruppo Italiano per la Rianimazione Cardiopolmonare, nasce nell’ottobre del 1994 con lo scopo di diffondere la cultura e l’organizzazione della rianimazione cardiopolmonare in Italia. L’associazione coinvolge medici di diverse discipline e infermieri impegnati nel settore della rianimazione cardiopolmonare intra ed extra ospedaliera. L’attività di IRC si integra con quella di analoghe associazioni italiane e straniere e in modo particolare con quella di European Resuscitation Council (ERC). Il numero totale di soci è di circa 7.000 che a vario titolo operano, tra l’altro, nelle Terapie Intensive, Unità Coronariche, Servizi 118 ed Emergenza Territoriale, Pronto Soccorsi e Medicine d’Urgenza. IRC coordina la sua attività con la Associazione IRC Comunità, la cui attività si rivolge specificatamente ai “laici” (non sanitari), che conta più di 4.000 soci.

FOTOSERVIZIO a cura di PIERFRANCESCO NARDIZZI
 

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