Partecipa a Histonium.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

'Montesilvano scrive 2012', studentessa del Vastese in concorso al 'Festival della Narrazione'

Camilla Di Nardo in lizza con il racconto 'I Cavalieri della Legalità'

a cura della redazione
Condividi su:

C'è la studentessa Camilla Di Nardo, ex alunna della scuola materna parrocchiale di Cupello, tra i partecipanti al Festival della Narrazione 'Montesilvano scrive 2012'. La giovane è in lizza con il racconto intitolato 'I Cavalieri della Legalità'.

 

Decisiva, per la selezione, la votazione via web, fino a domenica 21 ottobre, sul sito del quotidiano Il Centro. Per farlo è sufficiente esprimere la propria preferenza nel sondaggio: il sistema prevede la possibilità di un solo voto al giorno. I 50 racconti più votati accederanno alla seconda fase, dove protagonista diventerà il comitato di lettura che individuerà i 24 finalisti. La finale si disputerà il 28 ottobre con un 'match letterario' in programma durante il Festival della Narrazione “Montesilvano Scrive”. Per votare bisogna cliccare sul link sottostante a questo articolo.

 

I CAVALIERI DELLA LEGALITA', di CAMILLA DI NARDO - Erano le sei del mattino e la luce del sole mi aveva costretto ad alzarmi. Ma non era stato solo quello a destarmi, ma due voci confuse e accese. Una delle due era quella di mia madre e il tono con cui l’altra l’ammoniva non mi piaceva affatto.

 

Avevo raggiunto la stanza da cui provenivano le voci, senza fare rumore. “Rosalia dove sta tuo figlio?” Gridò l’uomo con cui stava parlando mia madre. “Eccomi!” Ero sceso appena in tempo per evitare che Lui le mettesse le mani al collo. Baciai la mano all’uomo, il Boss. “Bravo figliolo” “Cosa desiderate?” “Ragazzo, io non desidero mai più di quanto non mi sia dovuto. Lo sai tu chi t’ha comprato il motorino?” “Voi” “Bravo, e chi t’ha pagato un posto per dormire quando non avevi più dove stare con tua madre?” “Voi” “Hai detto ancora giusto” sapevo dove voleva arrivare ed ero stufo di quei preamboli. “Cosa devo fare?” “Noi, caro ragazzo, siamo una grande famiglia e la famiglia si deve far rispettare… tu come ti fai rispettare dagli amici tuoi?” “Se mi offendono li aspetta un occhio nero” “Bravo, mo è il momento di fare un occhio nero a chi non ha ancora capito chi è che comanda, mi dai una mano?” Annuii, anche se quello sarebbe stato il sì più sbagliato della mia vita. Così mi ero ritrovato a sfrecciare in sella al mio motorino sull’autostrada Palermo–Capaci come avessi il demonio alle calcagna. Ma il demonio non era alle mie calcagna, il demonio era nel mio portabagagli e all’aeroporto sarebbe esploso. Il demonio era dentro di me e tra qualche ora sarebbe imploso nel mio cuore, annerito di viltà. All’improvviso i freni non risposero più ai comandi, ma non potevo schiantarmi, sarei diventato polvere.

 

La mia vergogna sarebbe diventata polvere. Dopotutto era meglio così. Una vita sale e mille altre restano. Fui tentato di farla finita, ma non potevo lasciare sola mia madre. Non vivevo solo per me stesso, vivevo per tutti e due. Ma era anche vero che ero costretto ad uccidere non solo per me stesso, ma per tutti e due. Mia madre non meritava la vita che mio padre le aveva lasciato in eredità, non meritava di dovermi ripulire le mani dal sangue facendo finta di non provare ribrezzo per me per il resto dei suoi giorni. Improvvisamente i freni tornarono al loro posto e il veicolo si fermò vicino ad una colonna rossa, squadrata. Ero senza fiato.

 

Mi avvicinai al monumento. “VITO SCHIFANI, ANTONIO MONTINARI, ROCCO DICILLO” iscandii i nomi scritti sulla superficie marmorea cominciando dal basso. “FRANCESCA MORVILLO e GIOVANNI FALCONE, 23 MAGGIO 1992” pronunciate quelle ultime parole sentii una grande tristezza e in quel momento un rapace mi sorvolò. Seguii il suo volo alzando gli occhi al cielo, finché una voce non mi ridestò. “Problemi con il motorino?” Era stato un uomo baffuto e brizzolato a parlare. “Sì purtroppo, lei se ne intende?” “Abbastanza, vuoi che dia un’occhiata?” Annuii. Quell’uomo sembrava sapere il fatto suo. Gli feci controllare il motore, dopotutto l’ordigno era nascosto in un doppiofondo e poteva essere azionato solo da me. Tornai ad osservare la colonna e a pensare. “Signore cos’è successo il 23 maggio 1992?” chiesi allo sconosciuto. L’uomo si ripulì le mani sporche d’olio con un fazzoletto di cotone su cui erano ricamate le lettere G. F. e raccontò “Un tempo c’era un uomo, siciliano come me e te. Visse in un tempo in cui la politica era una selva intricata di loschi affari. Immaginalo come un cavaliere. Il cavaliere riuscì a vedere uno spiraglio nero, un morbo, oltre l’intrico della selva e pian piano vi si addentrò, scoprendone i misteri e gli orrori. Ma più si addentrava, più la sua missione diventava pericolosa e più si scoraggiava. Però c’era una luce che gli dava la forza di andare avanti: quella luce era la legalità. Ma non fu solo nella sua lotta, ma ebbe un amico che lo accompagnò. Era ormai giunto al morbo, stava per scoprirne segreti e verità mai svelati, quando il morbo stesso lo assassinò, quel 23 maggio 1992. Accadde proprio qui. Quel giorno il cavaliere viaggiava con la sua scorta, i suoi fedeli scudieri. Ad un tratto avvenne l’impensabile: le auto saltarono in aria, polvere al vento. Quella era stata la prova che il morbo voleva dare della sua potenza. A quel punto l’amico del cavaliere non si fermò e pur sapendo di vivere per morire continuò a cercare di distruggere il cuore del morbo. Anche lui stava per riuscirci, ma il 19 luglio dello stesso anno, il morbo uccise anche lui. Ma i cavalieri non hanno fallito perché la luce della legalità c’è e ci sarà sempre, cerca solo altri cavalieri da guidare.” Rimasi in silenzio, esterrefatto. “Signore, come si chiamavano i cavalieri?” “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

 

Comunque il motorino non aveva niente di grave, devi solo esserti distratto. Arrivederci allora.” “Aspetti!” mi voltai per replicare, ma non c’era più nessuno, solo un rapace che volava fiero sulla mia testa. Salii nuovamente sul motorino. Stavo per ingranare la marcia, ma mi bloccai: Quale strada prendere?

Condividi su:

Seguici su Facebook