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Vento in poppa: è salpata dal porto di Punta Penna la barca vastese 'My Way 60' di Michele Cassano

Rotta per le Canarie e poi per l'America Centrale

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Vento in poppa, è salpata da Punta Penna My Way 60 di Michele Cassano. Rotta per le Canarie e poi per l’America Centrale.


Con un leggero vento sul primo fiocco di prua, salutata da un nutrito gruppo di parenti, amici e soci del Circolo Nautico di Vasto, la lineare e affusolata barca a vela “My Way 60” - mt 18,30 di lunghezza, 5 circa di larghezza, 26 di albero, 500 metri quadri complessivi di vela – ha lasciato il porto di Punta Penna alle ore 12 di domenica 9 settembre. La rotta è verso le isole Canarie prima – per una sorta di viaggio di trasferimento – dove si unirà ad altre 250 imbarcazioni in partenza da Las Palmas per l’annuale “Regataoceanica Arc (Atlantic Rally for Cruiser)”. Dal 25 novembre i natanti faranno vela verso il Centro America, attraversando l’oceano Atlantico con l’auspicato “Buon vento” di Eliseo in poppa, fino ad arrivare a Santa Lucia, nei Caraibi.

 

Un viaggio lungo e non facile ma, per gli appassionati naviganti di vela e di mare, tutto da affrontare e da vivere, con fiducia e le dovute capacità e accortezza.

 

Accompagnano e supportano il quarantenne Michele Cassano un primo equipaggio composto da due esperti velisti, Emanuele Gerosa e Ruggero (detto Max) Apparunti, e da un entusiasta e fattivo dottor Angelo D’Ugo. Altre barche a vela e a motore hanno accompagnato la “My Way” fuori dal porto e nel primo tratto di navigazione. Poi, tra il verdebluastro del mare e l’azzurro del cielo, l’abbiamo vista allontanarsi, alta, solitaria e bianca, verso l’orizzonte.

 

La rivedremo in porto, qui da noi – dove il suo “deus ex machina” l’ha sognata e desiderata, lucidamente progettata, faticosamente ma con tenacia costruita e dotata di ogni necessaria apparecchiatura nautica ed elettronica - all’incirca l’estate prossima, quando specifici venti favorevoli gli renderanno possibile veleggiare, per il ritorno, dalle Americhe. Sia pure idealmente, qui ringrazio Michele che mi ha confidenzialmente fatto partecipe del suo sogno-viaggio-progetto, dandomi modo di visitare anche l’abitacolo – assai spartano ma razionalmente organizzato – della sua ‘navicella’ marina, fatta “in casa” e a mano, in 8 lunghi anni.


Torneremo a parlare periodicamente di questa bella avventura di vita e di mare. Sarà come accompagnare i naviganti, là, nella loro audace “my way”, fra le onde e sotto il cielo.

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