Ricorrenza di San Cesario e celebrazione della festa religiosa nella comunità parrocchiale di Santa Maria Maggiore.
Il parroco don Domenico Spagnoli ha predisposto il seguente programma: Sante Messe mattutine nella cripta, la prima alle ore 7:30 e la seconda alle 10:15, mentre alle ore 18 la solenne celebrazione eucaristica sarà presieduta da Mons. Emidio Cipollone, arcivescovo di Lanciano-Ortona cui farà seguito la processione all’interno della chiesa e la supplica al santo martire.
In questi giorni Intantoalcune volontarie sono al lavoro per preparare le “Spighe di San Cesario” dolce che sarà possibile ritirare direttamente in chiesa il cui ricavato sarà destinato ai lavori della parrocchia.
LA STORIA (a cura di Lino Spadaccini). Da oltre trecento anni, per i vastesi, il 3 novembre è la festa di S. Cesario Martire. Vaghe sono le notizie sulla sua origine.
Dal Marchesani e da altri storici, sappiamo che il corpo del martire è stato estratto dal cimitero di Castuli situato a Roma sulla via Labicana, l’attuale Casilina, nell’anno 1672 in seguito alla scoperta fatta da Raffaele Fabretti.
Secondo la tradizione sembra siano stati ritrovati due corpi, quello di S. Castulo, che il martirologio romano festeggia il 3 marzo, e l’altro di difficile identificazione. Insieme ai corpi fu rinvenuta anche un’iscrizione nella quale si legge “zetarius cubicoli Diocletiani Augusti”, ovvero Castulo era il “cameriere dell’imperatore Diocleziano”, poi fu arrestato, insieme alla moglie Irene, e sepolto vivo nella cava arenaria sulla via Labicana. Il nome di San Cesario, probabilmente, deriva dal termine “zetarius”, assonante a “cesarius”; mentre secondo la tradizione vastese, potrebbe essere stato attribuito in onore di Don Cesare Michelangelo d’Avalos, che il 3 novembre 1695, donò il corpo del martire alla chiesa di S. Maria Maggiore. San Cesario è sempre stato circondato da un alone di mistero legato alla sua posizione, ma, oltre a questo, c’è un episodio curioso accaduto nel 1928, che ha fatto gridare al miracolo. Il giorno dopo la festa, il 4 novembre, si sparse la notizia per tutta la città che sulla guancia destra del Martire erano comparse delle macchie di sangue. “In men che non si dica”, raccontò il cronista sulle pagine de Il Vastese d’Oltre Oceano, “una folla di popolino di riversò nella cripta della Chiesa di S. Maria per vedere il miracolo, con brusio assordante di quella folla che disturbò per qualche ora la solennità del luogo sacro dove è esposto il corpo del Martire alla venerazione dei fedeli”.
Tra gli esaltati che affermavano di vedere che il sangue effettivamente rigava la guancia del santo, e colore che invece asserivano di non vedere assolutamente nulla, qualche esperto di cabala non si lasciò sfuggire l’occasione per ricavare i numeri da giocare al lotto: 80 corpo santo, 18 sangue, 30 popolo basso, 66 miracolo e 9 segno celeste. In effetti la cinquina uscì nell’estrazione del 10 novembre sulla ruota di Napoli, ma qualche maligno affermò che la cinquina era stata sì indovinata, ma la settimana successiva a quella dell’estrazione, cioè quando erano già stati estratti i numeri.