Il prof. Luigi Murolo, in questo periodo di Avvento e di preparazione al presepe, parla nella sua pagina Facebook di “alcuni «pupattelli» presepiali ottocenteschi vastesi realizzati dal figulo (vasaio) locale Domenico Miscione alias Munzù (Vasto, 1826-1905). Riprendono i motivi della grande tradizione del Presepe napoletano del Settecento e costituiscono le prime testimonianze realizzate fuori dalla capitale del Regno per soddisfare la “nuova” formula familiare e domestica della festa della Natività.
Lo stesso Goethe che scrive il suo “Viaggio in Italia” tra il 1813 e il 1817 mostrerà il suo stupore di fronte a questa singolare attività. Non a caso si lascerà andare alla seguente osservazione:
«Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe […] Si costruisce un leggero palchetto a forma di capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi, compresi quelli che si librano in aria, sontuosamente vestiti per la festa […]»
Ecco. Una simile rappresentazione trova un immediato successo nella stessa periferia del Regno di Napoli. Da questo punto di vista, Domenico “Munzù” e fratelli (Giuseppe e Michele) profileranno un mestiere che localmente non avrà eredi.
Ciò ha comportato una scarsa sopravvivenza di siffatte statuine di terracotta. Ad essa va aggiunta un’ulteriore particolarità, che tra gli stessi Munzù è andata delineandosi una diversità di fattura. Come già detto, i «pupattelli» della foto sono opera di Domenico “Munzù”. E, incidentalmente, mi piace sottolineare che sono parte della mia piccola collezione.
Sullo sfondo è presente lo scenario dipinto che dà profondità e movimento alla staticità delle figure in cammino. Veniva chiamata “carta d’aria” proprio per le ragioni appena ricordate. Gaetano Murolo, mio padre aveva un piacere enorme nella realizzazione di questi fondali come quello che si vede nella foto.”