In vista della festa della Madonna di Pennaluce, in programma per domenica 13 maggio, nel pomeriggio di oggi la statua della Madonna, con partenza alle ore 16.30, verrà portata processionalmente nella chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo, dove rimarrà esposta alla venerazione dei fedeli per tutta la settimana.
Sabato prossimo, alle 15,30, nuova processione per riportare la statua nella sua chiesa a Punta Penna, ma il clou dei festeggiamenti è il giorno successivo con la sempre caratteristica e suggestiva processione in mare: alle 8,30 la statua verrà portata al porto dove verrà imbarcata su un motopeschereccio (un tempo sulle paranze) e partirà seguita dalle altre imbarcazioni in una lunga processione fino all’altezza di Vasto Marina. Al rientro, farà seguito la Santa Messa celebrata dal parroco don Gianni Sciorra. In serata divertimento e tanta musica con il folk’n’roll dei Marron Glaces di Nicola Cedro e company.
Una festa molto sentita quella della Madonna di Pennaluce, in un luogo incantato, almeno fino agli anni cinquanta, quando c’era ancora lo scoglio spaccato e il luogo era meta di grandi scampagnate. L’origine della processione in mare è da ricondursi probabilmente al ricordo di una leggenda tramandata dai marinai, che parla del trafugamento della statua della Madonna da parte dei Turchi, poi ritrovata in chiesa, mentre la loro barca andava a fondo, e del suono di una campana, adagiata sul fondo del mare, che si ode il lunedì dopo Pasqua. Questa leggenda è ricordata molto bene in una poesia scritta da Rosa Marcantonio, pubblicata negli anni ’50 sull’Histonium di Espedito Ferrara:
Leggenda di Punta Penna
Così narrano i vecchi marinai:
Vennero i Turchi e alla chiesetta nostra
Involaron la statua prodigiosa
Della Vergine Santa. Era di Pasqua
Il dì seguente. I saraceni ladri
Tolsero su dal tetto la campana
E rifuggiron per la via del mare.
Vogavan lesti sopra l’acque nostre
Quando videro alzarsi sopra loro
Un vapor bianco e ritta sopra quello
La statua di Maria. Ella i suoi figli
Non volle lasciar per gl’infedeli crudi
E con gli angeli suoi torna alla chiesa.
Raggia la nube lume non terreno,
L’acqua si ferma dove passa Lei
Tremula, riverente, impallidita…
Sbigottirono i Turchi alto levando
Le roche voci e di vendetta in tema
La pia campana ascosero nel mare.
Ora, al dì dopo Pasqua, si solleva
Dal fondo mar la tinnula campana
Per ricordare agli uomini il prodigio.
E l’acqua che mirò passar Maria,
Commossa ancor tanto avvenimento,
Impallidisce e t’indica la via.
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