In tre anni e mezzo sono stati centinaia gli incidenti stradali causati in provincia di Chieti dai cinghiali che, nella maggior parte dei casi, ne sono rimasti anche uccisi. A rivelarlo è uno studio dettagliato condotto dal Dipartimento Prevenzione della Asl Lanciano Vasto Chieti, diretto da Giuseppe Torzi, che ha preso in esame il periodo compreso tra il 1° gennaio 2016 e il 30 giugno 2019, durante il quale sono stati rinvenuti 540 esemplari morti. Secondo la rilevazione effettuata, gli incidenti causati dagli ungulati selvatici si sono verificati in tutta la provincia, anche se l’area più a rischio risulta il distretto di Vasto con 314 casi rispetto ai 160 di quello di Lanciano e ai 66 di Chieti.
Il problema dei danni provocati dai cinghiali è definito «attuale e sempre più allarmante», in virtù della crescita progressiva negli anni: dai 96 casi registrati nel territorio provinciale nel 2016 si è passati ai 149 del 2017, ai 198 del 2018 e ai 97 dei primi sei mesi dell’anno in corso. Lo studio è stato inviato all’Assessorato regionale alla Salute, al Prefetto e a tutti i sindaci della provincia di Chieti con indicazioni sui possibili interventi per ridurre i rischi per gli automobilisti.
«Osservando la geolocalizzazione dei sinistri - spiega Torzi, che ha curato personalmente lo studio insieme ai veterinari Pietro Di Taranto e Alessia Ioannoni del Servizio igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche - si può notare come questi avvengano prevalentemente in zone agricole percorse da strade a scorrimento veloce. Un esempio è dato dal tratto di SS16 attraversato dai cinghiali che, provenienti dalle zone collinari, si dirigono verso la riserva naturale di Punta Aderci, ricca di coltivazioni e con pochi insediamenti umani. Tale riserva è inoltre un’area protetta, limitrofa a una zona aperta alla caccia, verso cui gli animali in fuga si dirigono per trovare rifugio. I nostri dati - aggiunge - possono risultare utili alle Amministrazioni locali per individuare questi tratti stradali e installare reti di protezione, dissuasori o altri dispositivi in grado di impedire l’attraversamento dei cinghiali».
I ritrovamenti nel Vastese sono avvenuti soprattutto lungo la SS16 e la SS650 dove si contano rispettivamente 98 e 27 casi. Il Comune più colpito è quello di Vasto dove sono stati rinvenuti 101 esemplari morti di cinghiale, seguono Casalbordino (64) e Torino di Sangro (32). Nel Comune di Vasto la situazione sembra essere notevolmente peggiorata negli ultimi mesi, tant’è vero che il numero di esemplari morti di cinghiale registrati a partire dall’anno 2018 è tre volte superiore rispetto a quello censito nel 2016 e nel 2017.
Per quanto riguarda i distretti di Lanciano e Chieti, i Comuni più interessati sono Ortona (28), Fossacesia (20), San Vito Chietino (18) e Lanciano (17). Anche in questo caso, il maggior numero dei decessi si registra lungo le due strade a scorrimento veloce: la SS16 e la SS652.
Lo studio del Dipartimento di Prevenzione ha valutato anche il rischio di collisione con i cinghiali nei singoli Comuni, rapportando il numero di esemplari morti rinvenuti in seguito a incidente stradale all’estensione in chilometri quadrati di ciascun Comune. Nel distretto di Vasto si confermano come maggiormente interessati Vasto e Casalbordino seguiti da Pollutri e Torino di Sangro. Nel distretto di Lanciano, il Comune in cui si registrano più incidenti è San Vito Chietino seguito da Rocca San Giovanni, Treglio e Fossacesia. Infine, nel distretto di Chieti, il Comune di Ortona è al primo posto seguito da Casacanditella, Sant’Eusanio del Sangro e Villamagna.
Lo studio ha permesso anche di circoscrivere il periodo dell’anno in cui si verifica il maggiore numero di incidenti stradali, limitato tra marzo e novembre, con picchi ad aprile e maggio. Due le possibili ragioni: da un lato in quei mesi c’è maggiore disponibilità di frutti e ortaggi, con la maturazione di cereali invernali (giugno-luglio) e dei cereali estivi (settembre-ottobre) che spinge i cinghiali selvatici a frequenti spostamenti per la ricerca di cibo; dall’altro le condizioni climatiche più favorevoli e le giornate con più ore di luce determinano l’aumento del numero di autovetture circolanti.
I mesi a più alta frequenza di incidenti sono maggio, perché le femmine di cinghiale che hanno partorito e allattano si spostano in cerca di cibo per via di esigenze alimentari aumentate, e ottobre-novembre, a causa del picco dei calori delle femmine che induce i maschi a percorrere lunghe distanze per accoppiarsi.
Il comportamento crepuscolare-notturno del cinghiale, dovuto al disturbo da parte delle persone, fa sì che gli incidenti stradali avvengano prevalentemente di notte: il 62,59% degli esemplari è morto in orari notturni. Il decesso dei rimanenti 202 cinghiali, anche se rinvenuti di giorno, è spesso la conseguenza di incidenti stradali notturni non denunciati dai conducenti al momento della collisione.
Tra i possibili interventi a tutela degli automobilisti, lo studio segnala alcune sperimentazioni innovative, adottate ad esempio in Emilia Romagna, dove è stato utilizzato un impianto che si basa su sensori di movimento, in grado di rilevare e segnalare la presenza di fauna in prossimità della strada e attivare dispositivi luminosi di allarme per avvisare gli automobilisti di ridurre la velocità , solo in caso di reale pericolo. Altre soluzioni proposte sono la cartellonistica verticale non convenzionale, dissuasori acustico/visivi basati sull’utilizzo di luci a led e in grado di emettere segnali sonori, attivati dai fari degli autoveicoli. Vi sono anche app per smartphone che, utilizzando i dati in archivio, segnalano ai conducenti i tratti stradali a maggiore rischio di collisione.
Lo studio evidenzia infine l’assenza nel territorio della provincia di Chieti di casi di Trichinella spp., una zoonosi parassitaria causata dall’ingestione di carne cruda o poco cotta di cinghiale e che può causare febbre e altre reazioni nell’uomo, anche se la situazione va monitorata in Abruzzo poiché negli ultimi anni sono stati registrati tre focolai di trichinellosi a Castel di Sangro e Popoli.