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Pantalonificio d'Abruzzo e Gruppo Val Sinello: altre emergenze occupazionali nel territorio

I timori e le preoccupazioni non mancano per numerosi lavoratori

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2013: fuga da Gissi. Potrebbe amaramente essere titolato così questo inizio d’anno per l’area industriale della Val Sinello. A confermare che il nuovo anno non si fosse aperto sotto la migliore delle stelle c’è stato l’epilogo della riconversione dell’ex-Golden Lady. Le due aziende (Silda Invest e New Trade) che hanno preso il posto del gruppo di Nerino Grassi, per ragioni diverse, hanno avuto pesanti difficoltà ad assicurare i posti di lavoro citati negli accordi di fine maggio. Gravi intoppi che hanno portato i sindacati a dichiarare in modo unitario la fine del processo di riconversione.

Il 2012 si era chiuso con alcuni interrogativi ancora aperti su altre realtà dello stesso distretto industriale. Tra queste il Pantalonificio d’Abruzzo. 85 dipendenti, in prevalenza donne, appartiene al Gruppo Canali, una delle icone del 'Made in Italy' con sede a Triuggio, in Brianza. Qui la crisi non ha colpito allo stesso modo. Lo stabilimento gemello nel quale si confezionano le giacche – seppur facendo un discreto ricorso alla cassa integrazione – riesce ancora a ‘tirare’. Il pantalonificio, invece, ha registrato un forte calo delle vendite; le giacche hanno maggior mercato singolarmente che nel completo con i pantaloni.

A settembre la società ha comunicato un esubero di personale del 30%. La situazione è precipitata a ottobre, quando è stata comunicata la volontà di chiudere lo stabilimento gissano. Nessuna fuga all’estero – in stile Nerino Grassi –, ma probabilmente nella decisione c’è la volontà di preservare i posti di lavoro nelle sedi principali del Nord. Le serrate trattative dei sindacati hanno portato all’approvazione a inizio dicembre dei contratti di solidarietà per un anno. I dipendenti oggi lavorano solo due giorni a settimana.

Venerdì scorso i sindacati, dopo il vertice con la Silda Invest per un piano alternativo senza i fondi ministeriali, hanno incontrato i rappresentanti della Canali. Nulla è cambiato da dicembre: lo stabilimento di Gissi chiuderà a fine anno. In questi 11 mesi e mezzo si cercherà un acquirente interessato al sito che possa riassorbire i dipendenti. Situazione, quindi, molto simile alla fu Golden Lady; d’altronde, sarà la stessa società, la Wollo (magari con esiti diversi), a cercare imprenditori in grado di garantire un futuro ai lavoratori. Per loro e le rispettive famiglie si è aperto un anno di passione in attesa di buone notizie.

E sembra essere sempre in un vicolo cieco la vicenda del Gruppo Val Sinello, azienda specializzata nelle lavorazioni su lamiere. 100 dipendenti sono senza stipendio da circa 5 mesi. La Fiom-Cgil ha chiesto l’erogazione della cassa integrazione direttamente sui conti dei lavoratori, ma per ora nulla si è mosso. Mario Codagnone (rappresentante dello stesso sindacato) nei giorni passati ha avvertito: «L’azienda dispone di impianti tecnologici evoluti. Senza un altro azionista o una linea diretta di credito con le istituzioni bancarie i lavoratori sono a rischio. Non voglio neanche pensare a possibili scenari se la situazione non si sblocca». 

Il timore è che si possa arrivare alla perdita di gran parte dei posti di lavoro, se non addirittura alla chiusura di uno stabilimento con quasi 30 anni di attività alle spalle.

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