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Italia, che peccato!

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Fin da ragazzino giocavo a pallone, ovunque ci fosse un po' di spazio. Iniziai insieme con i miei coetanei, nel cortile del palazzo dove sono cresciuto che fungeva anche da parcheggio, perciò ci mandarono via abbastanza presto, col fatto che potevamo danneggiare le macchine! I prati nei dintorni, insieme a 4 pietre che costituivano i pali delle due porte, divennero i nostri campi da calcio. Il problema più grosso erano i tiri alti a porta, senza traverse non si capiva mai se era goal.

Fortunatamente ebbi l'occasione di partecipare ad un torneo di dilettanti, nel campo di calcio del Santuario della Madonna della Speranza convento dei Frati Minori di San Vito a Marigliano (Na). All'epoca c'era il brasiliano Paulo Roberto  Falcao, stopper della Roma che  m'ispirava  particolarmente per il suo modo di giocare, tanto da guadagnarmi indegnamente il suo nomignolo, infatti mi chiamavano “Falcao" ma ovviamente non da arrivare a giocare nelle massime serie, ma in Seconda Categoria. Per quanto riguarda l’arrivo degli stranieri, nelle squadre italiane, si partì con uno, poi si passò a due, ma la domenica in campo poteva esserne utilizzato uno solo. Poi si passò a due che potevano essere utilizzati contemporaneamente la domenica e a tre durante le partite di coppa. Nel frattempo la Nazionale iniziò a subire sconfitte e la goccia che fece traboccare il vaso fu quella contro la Corea del nord nel Mondiale del 1966. La Federazione si rende conto che il mancato ricambio generazionale di qualità è dovuto soprattutto all'utilizzo degli stranieri e perciò decreta lo stop ai tesseramenti. Poi la pressione dei Club, specialmente quelli più ricchi, che intravedevano soprattutto ricavi economici dalle partecipazioni alle coppe, hanno fatto riaprire le frontiere fino ad arrivare alla Storica Sentenza Bosman che non ha posto più limiti alla presenza degli stranieri!

Tant’è vero che di sicuro d’italiano c’è rimasto solo il nome delle squadre perché spesso la domenica sono quasi tutti stranieri in campo. Ovviamente questo ha impoverito i vivai ed i famosi “blocchi" che si creavano nelle varie squadre, costituiti da calciatori italiani abituati ad allenarsi assiduamente insieme durante la settimana, dando il meglio di sé nelle partite domenicali, dove esprimevano una fluidità di gioco tecnicamente sorprendente. Tutto questo agevolava il lavoro dei vari allenatori della Nazionale, tenuto conto del poco tempo che si ha per allenarla.

Io non sono contrario alla presenza degli stranieri, ma secondo me un Campionato di qualsiasi Nazione deve mantenere la propria Identità, perciò si dovrebbe ripartire da una presenza minima di 6 giocatori in campo appartenenti alla propria Nazione, sia nelle partite domenicali che in quelle di Coppe. Allora si che potremmo sperare di rivedere una Nazionale, capace di tenere testa: al Brasile, all’Argentina, alla Germania e dove magari il migliore in campo non è solo il portiere…

Foto dalla pagina Facebook Nazionale Italiana di Calcio

 

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