Per Danilo Di Luca la richiesta della squalifica a vita da parte della Procura Antidoping del Coni è l'ultimo triste atto di una carriera contrassegnata da grandi vittorie e da rovinose cadute.
La prossima, prevedibile squalifica metterà con ogni probabilità la parola fine alla carriera di uno dei ciclisti italiani di maggiore talento degli ultimi 20 anni. Classe 1976, Di Luca passa professionista nel 1999 con il team Cantina Tollo-Alexia Alluminio e in quello stesso anno ottiene la prima vittoria tra i pro, in una tappa del Giro d'Abruzzo. Nel 2000 si aggiudica in volata la quinta tappa del Giro d'Italia, quella con arrivo a Peschici. L'anno dopo si impone nuovamente in una frazione del Giro d'Italia, quella con arrivo in salita al Santuario di Montevergine di Mercogliano e conclude l'annata 2001 conquistando la vittoria del Giro di Lombardia.
Dopo qualche stagione di alti e bassi, compie il salto di qualità nel 2005 vincendo la prima edizione dell'Uci ProTour, classifica che premiava il miglior corridore nell'arco di tutta la stagione. La maggior parte dei punti li conquista in primavera con i successi al Giro dei Paesi Baschi, all'Amstel Gold Race e alla Freccia Vallone, a cui fanno seguito i risultati al Giro d'Italia, un quarto posto finale e due vittorie di tappa. Nel 2006 programma il suo primo vero tentativo di conquista del Giro d'Italia, ma fallisce e conclude la corsa al ventitreesimo posto.
Nel 2007 il 'Killer di Spoltore' vive la sua stagione migliore. Inizia con il successo alla Milano-Torino e in una tappa alla Settimana Internazionale di Coppi e Bartali, prima di aggiudicarsi la Liegi-Bastogne-Liegi. Infine vince il Giro d'Italia, con due successi di tappa, diventando il primo abruzzese e il corridore italiano più meridionale a portare a casa la maglia rosa. Il 16 ottobre 2007 il giudice di ultima istanza per l'inchiesta Oil for Drugs lo condanna a tre mesi di squalifica: Di Luca non può disputare il Campionato del Mondo di Stoccarda. In conseguenza della condanna, viene squalificato dalla classifica dell'UCI ProTour.
All'inizio della stagione 2008 Di Luca si trasferisce tra le file del team LPR Brakes-Farnese Vini ma il 27 febbraio la Procura Antidoping del Coni, a causa dell'esito dell'esame antidoping effettuato subito dopo la diciassettesima tappa del Giro d'Italia 2007 (da Lienz al Monte Zoncolan), chiede a suo carico una squalifica di due anni. Il 16 aprile il giudice di ultima istanza lo assolve però dalle accuse e prende parte al Giro, dove da campione uscente conclude in ottava posizione. Nel 2009 conclude il Giro al secondo posto nella generale, dietro al russo Denis Menchov, vincendo comunque la maglia ciclamino della classifica a punti ma il 22 luglio 2009 viene ufficializzata, in attesa delle controanalisi, la sua positività al Cera al Giro d'Italia 2009 in due diversi controlli: il 20 maggio dopo la tappa di Arenzano ed il 28 maggio dopo quella di Benevento. L'8 agosto seguente anche le controanalisi confermano la positività dell'abruzzese. Già sospeso dall'Uci, in agosto viene licenziato dalla LPR Brakes-Farnese Vini.
Il 1º febbraio 2010 viene squalificato per due anni dal Tribunale Nazionale Antidoping. La squalifica sarebbe dovuta terminare il 21 luglio 2011, tuttavia, vista la collaborazione nelle indagini antidoping con la Procura di Padova, il Tribunale Nazionale Antidoping del Coni gli concede uno sconto nella pena di 9 mesi e 7 giorni, permettendogli di tornare a correre già nell'ottobre del 2010. Scontata la squalifica, per la stagione 2011 torna a correre nella Katusha. In questa squadra Di Luca non percepisce nessuno stipendio, ma solo premi legati alle prestazioni. Non ottiene però vittorie e nel 2012 passa all'Acqua & Sapone. In stagione coglie due successi, vincendo una tappa al Giro d'Austria e il Gran Premio Nobili Rubinetterie. Nell'aprile del 2013, a pochi giorni dall'inizio del Giro d'Italia, firma un contratto con la Vini Fantini-Selle Italia, la squadra di Luca Scinto. Il 24 maggio l'annuncio di una nuova positività all'Epo, riscontrata in un controllo a sorpresa il 29 aprile, nel bel mezzo del Giro d'italia. Ultimo atto la richiesta della squalifica a vita della Procura antidoping del Coni.
La Procura, nelle motivazioni, ricorda che si tratta della «seconda violazione della normativa antidoping Wada» e chiede «l'invalidazione dei risultati agonistici conseguiti successivamente al prelievo biologico».