La figura di John Fante, la sua attualità, il suo anticonformismo e il suo legame con il nostro Paese saranno al centro del convegno “John Fante e la strada per l’Italia. Identità, discendenza e appartenenza nell’opera di John Fante, tra l’Abruzzo e il Colorado”, che si terrà giovedì 13 luglio dalle 18, nella Sala Tatarella della Camera dei Deputati, in via degli Uffici del Vicario 21.
All’incontro interverranno il docente universitario Marco Leonardi, i giornalisti Luciano Lanna e Sandro Solinas, e l’attore e regista teatrale Stefano Angelucci Marino, abruzzese come Fante. Le conclusioni saranno affidate al capogruppo in Commissione cultura a Montecitorio e promotore dell’appuntamento, On. Alessandro Amorese.
“Al convegno sulla figura di John Fante a quarant'anni dalla morte”, racconta Stefano Angelucci Marino, attore, regista, scrittore, libraio, “porterò il mio contributo, per la precisione cercherò di raccontare il lavoro teatrale su Fante che sviluppo e articolo da 23 anni circa. Voglio dirvi un paio di cose, con il cuore in mano. La prima è la soddisfazione che provo, mista a gioia. Sono un attore e regista di campagna, nasco vivo cresco nella provincia abruzzese, il mio lavoro teatrale è costantemente “alimentato” dalla scrittura di John Fante. Parlare alla Camera dei deputati di questo percorso mi gratifica, eh… sono sempre uno che per tutta la vita ha creduto ostinatamente nella bontà del suo progetto. Anche davanti ai fallimenti più rumorosi, anche davanti agli schiaffi più forti che la realtà ha periodicamente assestato su questo faccione che mi ritrovo. Ci ho creduto, ci credo. E mi illudo, finalmente è arrivato il giorno! La Nazione riconosce il valore del mio teatro! Poi esco dal fumo dei sogni, delle illusioni, e torno con i piedi a terra. Comunque, la prima cosa che voglio raccontarvi è proprio questa, nonostante tutto io sono contento. Non dico felice, ma quasi. Ho fatto il teatro che volevo fare. Bene così, dai. La seconda (e ultima) cosa di cui voglio dirvi riguarda invece i teatri più belli e importanti del mondo, quelli dove ho avuto la fortuna di recitare prima da solo e poi con Rossella. Sono teatri senza teatro, luoghi prestati alla causa, posti dove a fatica abbiamo convocato piccoli e grandi gruppi di spettatori per assistere a uno spettacolo. Dopo 25 anni di teatro ricordo solo quelle recite, dopo 25 anni di spettacoli la memoria e il cuore mi riportano solo lì, serate ad altissima intensità emotiva. A Canosa Sannita il teatro per una vita lo abbiamo fatto “in curva”, a un certo punto in paese la strada fa una curva e lì si radunavano anziani e bambini d’estate. A Palermo ho portato “Arturo lo Chef” da Fante in un Pub/Teatro, alla fine dello spettacolo alcuni spettatori pretendevano ch’io cucinassi per loro. Sul serio. A Nova Siri in Basilicata, in un agosto rovente, in un cortile bellissimo e pienissimo, mi hanno impedito di chiudere lo spettacolo tra applausi, partecipazione e risate. A Tirana, in Albania, in una palestra disastrata, davanti a 300 ragazzi dell’Accademia di Belle Arti. Avevano negli occhi e negli sguardi la libertà, quella vera. A Rosario in Argentina, in un atrio di una scuola, davanti alle lacrime de los italianos e discendenti. Ad Assuncion in Paraguay, in una sala convegni piena solo di amore per l’Italia e per i suoi figli. Potrei continuare per ore, mi fermo qui. Ognuno di noi è figlio della sua storia, della sua esperienza. Ringrazio Alessandro Amorese che mi ha voluto a Roma per il convegno. Racconterò queste ed altre cose, racconterò un percorso fantiano, in tutto e per tutto. Il mio. Racconterò di come l’insuccesso mi ha dato alla testa.”