Nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio, si è tenuto il 25 settembre l’evento “Il Castello di Vasto”, organizzato da Italia Nostra del Vastese, dall’Istituto Italiano dei Castelli dell’Abruzzo Citeriore e dalla Pro Loco Città del Vasto.
Tantissime le persone che hanno partecipato alla visita esterna al Castello Caldoresco con la presenza di Giovanna Naccarella, che ha fatto nel 2006 la tesi di laurea in architettura sul Castello, e ha pubblicato un libro sull’argomento e da Davide Aquilano, presidente di Italia Nostra del Vastese.
Giovanna Naccarella ha parlato dell’evoluzione dell’edificio militare a palazzo residenziale Palmieri. Ha spiegato che il fortilizio di Vasto è il più grande della provincia di Chieti e senz'altro uno dei più interessanti anche in virtù delle trasformazioni subite nel corso del tempo. Nel corso del tempo sono state sovrapposte numerose aggiunte che ne hanno modificato la struttura e ne rendono oggi complessa la lettura. Sicuramente è Giacomo Caldora, la persona fondamentale nella storia del Castello, da lui prende il nome. Il capitano di ventura nel 1439, impadronitosi della città, realizza la fortificazione con il rinnovamento delle mura e l'aggiornamento della fortificazione ai nuovi sistemi difensivi, su una precedente struttura, la quale a sua volta poggiava le proprie fondazioni sulle strutture murarie che costituivano l'entrata settentrionale dell'anfiteatro romano di Histonium e che sono ancora chiaramente visibili nei sotterranei del palazzo.
L' edificio originario aveva probabilmente una pianta rettangolare, come l'attuale, ma più piccola, con quattro torri cilindriche agli angoli e un'altra torre maggiore al centro del cortile. In una seconda fase, detta del forte, e compresa tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, c’è stato un intervento di trasformazione del castello mediante l'aggiunta di corpi di fabbrica lungo i fianchi e poderosi bastioni agli angoli. Nella seconda metà del XIX secolo c’è stata una tappa decisiva della storia del castello, che su progetto dell'architetto vastese Nicola Maria Pietrocola viene trasformato sul fronte meridionale mediante la colmatura del fossato e la realizzazione di una facciata di gusto chiaramente classico, degna di prospettare sullo spazio destinato a diventare la principale piazza di città.
Successivamente alla visita nella parte esterna del Castello Caldoresco, Luigi Murolo, presso il cortile della Domus Pacis adiacente alla chiesa di San Giuseppe ha ripercorso la storia e le vicende legate al castello, con particolare riferimento alle ultime informazioni e notizie documentali rinvenute. In particolare, ha evidenziato come da un documento del 1499 si evidenzia che “il Castello è stato buttato per terra” nello stesso periodo in cui Innico d’Avalos venne infeudato, per poi essere ricostruito, successivamente al 1521. Probabilmente era non proprio un Castello ma un Rivellino, cioè una struttura fortificata, sganciata dalla cinta muraria, a difesa della porta d'accesso. Ha inoltre spiegato che Pietro Di Guevara, che si rifugia a Vasto nel 1486 viene avvelenato da un limoncello, e che in quel periodo era presente nella nostra città una grande coltivazione di agrumi.
Luigi Murolo ha sottolineato come sia necessario continuare le ricerche storiche per approfondire la storia complessa del Castello di cui manca la documentazione.