In occasione della prima edizione della giornata dedicata alle celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte di Dante (1321) – il cosiddetto «Dantedì» –, l’Istituto per la Storia di Vasto non si sottrae all’obbligo culturale e morale di partecipare, seppur sommessamente, alle onoranze corali per questo genio universale.
"Dal chiuso di una stanza – per l’«inferno» della crisi epidemica, e non per quanto si era progettato in forma pubblica –, avviamo - spiega il prof. Luigi Murolo, direttore dell'Istituto per la Storia di Vasto - la lettura dei primi cinque canti dell’Inferno, gli unici tradotti in dialetto dal poeta vastese Giuseppe Perrozzi (1899-1973).
A conferma del fatto che, anche se non esplicitamente dichiarato, il poeta vastese voleva dimostrare che, non solo il volgare doveva essere illustre (nell’accezione alighieriana), ma lo stesso dialetto rientrava in tale orizzonte culturale".