''Chiederemo il riconscimento dello stato di calamità naturale per tutte quelle aziende agricole del Vastese che per oltre venti giorni non hanno potuto utilizzare l'acqua per scopi irrigui''. E' questa la sintesi estrema delle richieste delle sigle del settore agricolo, avanzate nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina presso la sede del Consorzio di bonifica di Vasto. Copagri, Cia, Coldiretti e Confagricoltura chiedono, ad una voce, maggiori tutele da parte delle istituzioni a più livelli. Il presidente della Copagri, Camillo D'Amico, elenca le priorità strategiche suggerite dalle sigle di categoria: ''Maggiori scorte di acqua possibile, da utilizzare per scopi irrigui e da ottenersi mediante una politica di razionalizzazione dei consumi durante tutto l'anno, per non arrivare, in estate, a gestire difficili situazioni di emergenza''. Secondo il numero uno della Copagri questo accumulo strategico di acqua da poter destinare all'agricoltura è realizzabile mediante ''il riciclo delle acque, anche quelle dei depuratori'' e ovviamente eliminando qualsiasi spreco o utilizzo improprio delle risorse idriche. ''Non difendiamo interessi corporativi, sarebbe questa una guerra tra poveri, ma il comparto agricolo del Vastese non può pagare sempre il dazio per conto terzi''. I danni subiti dalle varie aziende di zona, per via della siccità e per il divieto di utilizzare acqua potabile per scopi irrigui, si aggirano tra il 40 e il 60 per cento del fatturato. Un vero disastro, dunque, uno ''stato di calamità '' appunto, come spiegano le sigle del settore, per il quale saranno attivati tutti i canali nelle sedi appropriate. Inoltre, nei giorni scorsi, su suggerimento degli agricoltori, il Prefetto della Provincia di Chieti ha istituito un tavolo tecnico permanente che assuma, non solo nei periodo di siccità , ma durante tutto l'anno, la regia delle risorse idriche. Mensilmente il nuovo gabinetto dovrà monitorare le scorte e gestire, conseguentemente, le eventuali situazioni di carenza che potranno determinarsi. ''Non siamo contro nessuno, - ha aggiunto in chiusura D'Amico - ma la gestione dell'acqua non può rimanere in capo ai sindaci o ai politici, per gli intuibili condizionamenti cui gli amministratori vanno incontro''.
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