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La storia dei semi delle carte

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Il semplice mazzo di carte è un oggetto noto, conosciuto e utilizzato oggi come in antichità. Protagonista in tante occasioni, dalle semplici serate in compagnia fino ai siti specializzati in gioco nel casinò dal vivo, il suo successo è legato alla sua versatilità: un mazzo di carte è sufficiente per tantissimi giochi, creati e sviluppati nel corso di secoli di storia. In effetti, possiamo forse dire che un mazzo di carte sia semplice solo all’apparenza: la sua storia nasconde evoluzioni avvenute a ogni latitudine, ancora oggi evidenti nei diversi semi diffusi nelle carte di tutto il mondo.

Ogni mazzo di carte, come noto, è composto da più semi, generalmente quattro, che includono da 7 a 10 carte di valore crescente. Insomma, il valore di ogni carta è ripetuto tante volte quanti sono i semi del mazzo: le combinazioni derivanti dagli intrecci tra valore e seme è stata immediatamente chiara fin dagli esordi delle carte da gioco, subito divise per semi. Nella Cina del X secolo, dove le carte da gioco hanno visto la luce, i semi facevano riferimento a valori monetari: le carte erano divise in tre semi chiamati Qian, Tiao e Wan, che rispettivamente indicavano monete, stringhe di monete e diecimila monete. Il fatto che i semi fossero tutti basati su monete ha fatto ritenere che, almeno inizialmente, le carte da gioco fungessero anche da denaro, introducendo di fatto l’idea delle banconote.

L’idea delle carte da gioco, giunta in Medio Oriente, si è potuta espandere in tutto il bacino del Mediterraneo: tuttavia, i semi utilizzati erano stati rivisitati secondo i gusti arabi. Già nel ‘300 erano in circolazione carte da gioco divise in modo a noi molto familiare: un mazzo era diviso in quattro semi contenenti ognuno 13 carte, con valori da 1 a 10 più tre carte che rappresentavano un re e due vicerè, per un totale di 52 carte. I quattro semi erano Jawkān, Darāhim, Suyūf e Tūmān: rispettivamente rappresentavano bastoni da gioco, monete, sciabole e coppe. Questi semi sono ancora oggi gli stessi usati in tutto il Mediterraneo: le varie carte regionali italiane, da quelle siciliane a quelle napoletane, ma anche quelle spagnole e quelle marocchine, utilizzano ancora oggi gli stessi semi, nel loro insieme definiti latini. Spade, Coppe, Danari e Bastoni sono semi derivanti dalle prime carte di ampia diffusione, quelle arabe, dalle quali ereditano anche le tre figure maschili di Re, Cavallo e Fante.

Molto diversi i semi diffusi nelle regioni dell’Europa centrale, dove i vari mazzi regionali rimangono comunque divisi in quattro semi: Herz, Schellen, Eichel e Grün, rispettivamente Cuori, Campanelli, Ghiande e Foglie. Non sono chiari i motivi per i quali siano stati scelti tali simboli per i semi, ma a partire dal ‘400 i mazzi di carte con semi tedeschi si diffusero in tutto il centroeuropa: ancora oggi è comune trovarli utilizzati in paesi come Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e persino in zone italiane di cultura tedesca, per esempio in Alto Adige o Venezia Giulia.

I semi tedeschi, inoltre, sono alla base di quelli maggiormente usati in tutto il mondo, protagonisti persino in giochi di prestigio: i semi francesi. Cuori, Fiori, Picche e Quadri si sono infatti sviluppati in Francia, con differenti stili poi uniformati nelle immagini moderne, sostituendo i semi tedeschi a partire da metà ‘400: i Cuori sono rimasti tali, ma Campanelli, Ghiande e Foglie sono stati sostituiti da Quadri, Fiori e Picche. Una particolarità ancora evidente: le forma a trifoglio del seme di fiori ricorda l’immagine utilizzata per raffigurare le ghiande, mentre le picche sono di fatto una rappresentazione più stilizzata della forma con la quale erano illustrate le foglie. È ai semi francesi che si deve anche l’introduzione della Regina, in sostituzione del Cavallo come figura di valore mediano.

Infine, una curiosità. In Giappone le carte da gioco sono divise tradizionalmente in cinque semi: Seihai, Kahei, Konbō, Tōken e Kaiten. L’ultimo seme rappresenta i Vortici, ma i primi quattro risultano più familiari: si tratta di Coppe, Monete, Mazze e Spade. In Giappone infatti le carte da gioco non sono arrivate dalla Cina, ma dal remoto Portogallo: questo ha fatto sì che i semi usati fossero quelli portoghesi, appartenenti ai semi latini, ai quali è stato in seguito aggiunto un seme originale giapponese.

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