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La violenza assistita, uno dei volti della violenza contro le donne

Non se ne parla spesso, sottovalutato, ed è al centro del libro “Contrappunto a quattro voci” di Annalisa Giuliani

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La stragrande maggioranza, secondo alcune statistiche oltre il 90%, delle violenze contro le donne avvengono dentro le mura domestiche, da parte di mariti, compagni, fidanzati. Violenze a cui assistono altre persone, soprattutto minori. È un aspetto sottovalutato, quasi mai citato, eppure ha una dimensione drammatica. Figli, anche in tenera età, che vivono il clima di terrore e violenza subito dalla madre. È la violenza assistita, un vero maltrattamento e abuso psicologico subito da moltissimi bambini. 

Nell’ambito delle iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne a San Salvo è stato presentato il libro “Contrappunto a quattro voci” della professoressa Annalisa Giuliani. La violenza assistita è al centro del libro, una violenza – ci dichiarò la docente e scrittrice in occasione di una precedente presentazione - che non lascia tracce fisiche ma che crea “che si possono riconoscere da alcuni atteggiamenti, comportamenti e parole che possono diventare un grido d’aiuto – prosegue - ho cercato di raccontare in questo libro”. Scritto  dopo un’esperienza scolastica vissuta dalla stessa professoressa: la storia di un “un ragazzo che viveva una situazione familiare molto dura, di abbandono del padre che in parte ho raccontato nel libro ispirandomi alle parole di questo ragazzo”. 

Le sfaccettature della violenza sono diverse – nelle tante presentazioni di “Contrappunto a quattro voci” la professoressa Giuliani ha conosciuto  - non solo i volti della violenza fisica  ma anche della violenza psicologica - che annienta la personalità della donna, la sua stessa identità - e della violenza economica che impedisce ogni autonomia di vita. È necessario partire dal comprendere le forme di violenza per poter poi agire”. Violenze fisiche e psicologiche, come appunto le violenze assistite, “che sono molto più comuni e diffuse di quel che si può pensare”, trasversali a tutti i contesti sociali e presenti spesso anche “nei nostri quartieri e accanto a noi e il disagio non si rivela facilmente all’esterno”.  

La scuola “può essere uno spazio privilegiato per costruire una cultura fondata sul rispetto, l'uguaglianza, i diritti e la dignità” è la riflessione della docente e scrittrice. Perché “noi insegnanti siamo chiamati non solo a trasmettere conoscenze e competenze ma anche a formare coscienze per uno sviluppo armonico ed essere cittadini del mondo e il rapporto con i ragazzi diventa fondamentale perché noi prima di essere docenti siamo educatori – la testimonianza condivisa dalla professoressa Annalisa Giuliani - sono più che mai convinta che la scuola è abitata da diversità e differenze, che devono essere valorizzate. Lo dico anche da insegnante di sostegno perché l’inclusione non è soltanto un’enunciazione di principio, deve essere costruzione concreta. La scuola è quindi luogo privilegiato per fondare una nuova cultura di rispetto e valori. In quanto insegnante mi sento privilegiata, quindi, perché il rapporto con i ragazzi è occasione di crescita per loro e anche per me”.  

 

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