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CITTA' SULL'ORLO DEL DISASTRO AMBIENTALE, LE CONSIDERAZIONI DI UN GIOVANE VASTESE

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Da Alessandro Gentile riceviamo e pubblichiamo: ''Vasto terra d'oro? Si, ma oro nero.'' Questa la risposta alla domanda di un collega che mi chiedeva se Vasto fosse ancora '''bbelle e terra d'eure''. La notizia di un giacimento petrolifero a largo delle coste di Vasto non è nuova. Si tratterebbe del giacimento più ricco d'Europa, ma esauribile nel giro di soli 15 anni. Il contesto internazionale spinge ad una ricerca forsennata di nuovi giacimenti con conseguenze devastanti per ambiente ed economie locali. Le varie multinazionali del petrolio arrivano, trivellano, guadagnano e se ne vanno poco importa se il petrolio finirà presto e se lo sviluppo su di esso basato non potrà mai garantire ricchezza e benessere. Per rendersi conto di quanto sia concreto questo pericolo basterebbe fare una passeggiatina in Basilicata nella zona di Viggiano (Potenza) dove la maggior parte dei cittadini è stata costretta ad abbandonare vigne e paese preoccupata dalla crescente disoccupazione, miseria e problemi di salute. Oggi dobbiamo chiederci se anche Vasto corra questo pericolo e se la piattaforma che dista solo pochi chilometri dalla costa vastese non sia il preludio ad un esasperato sfruttamento del territorio e del sottosuolo. Intanto in città si continuano ad organizzare pregevoli manifestazioni senza rendersi conto in alcun modo del pericolo incombente. E' cosi che al rischio petrolio si aggiunge quello che deriva dal raddoppio del porto di Vasto, progetto che probabilmente accelererà il naturale processo di erosione già in atto. Un raddoppio del porto quando a pochi chilometri abbiamo il Porto d'Abruzzo (Ortona) ed a poche miglia il porto pugliese di Manfredonia. Un inutile sperpero di soldi (146 milioni di euro) per una città con ben altre esigenze, visto che solo pochi mesi fa sono stati soppressi lo scalo merci e la biglietteria della nostra principale stazione ferroviaria. ''Occorre evitare che le zone costiere siano influenzate da una serie di politiche non collegate fra loro e poco coordinate, provenienti da livelli di potere differenti. La strategia ICZM dell'UE impone un'analisi ed una ponderazione minuziose dell'impatto di ciascuna politica sulle zone costiere.'' Questo è quello che si legge dalle pagine web della commissione europea a proposito di gestione integrata della costa. Purtroppo è quanto di più distante ci sia dalla realtà vastese. Nonostante la presenza sul nostro territorio di tutto ed il contrario di tutto, i nostri politici hanno ancora il coraggio di parlare di compromesso, di convivenza proficua tra attività produttive, siti SIC e Riserve. Come se i cittadini ed i turisti non fossero al corrente del danno che alcune industrie continuano a recare da anni a turismo, natura, salute e qualità della vita; come se la cittadinanza dovesse sempre e comunque recitare la parte ''del passivo''. Signori, c'è un disastro ambientale in atto: piattaforme, cementificazione della costa, ampliamenti portuali inutili, discariche abusive e tanto altro ancora. Tuttavia è rimasta un'ultima speranza per salvare Vasto da un disastro ambientale ed economico di proporzioni gigantesche, la scommessa sul Parco Nazionale. A breve, il nostro Consiglio comunale si dovrà pronunciare sulla Perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina, una perimetrazione che includerebbe gran parte del territorio vastese garantendo sviluppo sostenibile e salvaguardando la città dalla speculazione edilizia. Ci sarà volontà politica di dire 'SI' al parco oppure come al solito la risposta sarà 'NI' in modo da permettere uno sviluppo incoerente che la stessa commissione europea dichiara di voler contrastare?
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