Non pensavo che le candidature non si potessero annunciare sui giornali, mentre le primarie sì. Sì, così, all’improvviso, tanto per continuare a buttare la palla in tribuna nell’incapacità di scegliere il candidato da opporre al sindaco uscente. Poi, non capisco perché per scegliere il presidente della Regione, i candidati al Parlamento e alla stessa Regione, non si debbano fare le primarie, mentre per il sindaco sì.
Chi, ovviamente, ha partecipato alle primarie del 2016 non può essere contrario per principio, ma andrebbe analizzato il contesto. In quel caso non c’erano grandi partiti nel centrodestra, tanto che Fdi e Fi arrivarono quarto e quinto, dietro le tre liste civiche, e la Regione era guidata dal Pd. Adesso ci sono tre partiti che, insieme, fanno più della metà dell’elettorato italiano, e la Regione è guidata dal centrodestra. Non sfuggirà poi, anche agli sprezzanti del pericolo, che la pandemia non è passata. Vogliamo fare le primarie delle terapia intensiva per un centrodestra in terapia intensiva? Non scherziamo!
Il 2016, tra l’altro, ha dimostrato che si può perdere anche dopo le primarie, in assenza di una strategia vincente e convincente. Bisogna sforzarsi di invitare gli elettori al voto per ben due volte, al primo e al secondo turno. Non mi sembra il caso, con i tempi che corrono, di invitarli una volta in più. Potrebbero invitarci loro ad andare da qualche altra parte e non avrebbero tutti i torti.
La verità è che a Vasto, da ben 15 anni, è presente un virus terribile, la Variante del centrodestra, che continua a mietere vittime e sconfitte. L’unico vaccino possibile è prodotto dalla Ditta “Serietà”, ma le dosi, a quanto pare, non sono mai sufficienti per creare la tanto auspicata immunità di gregge.
Davide D’Alessandro, Capogruppo Lega