''Vasto non è un paese per vecchi'', almeno secondo quanto dichiarato, in una nota, dall'assessore comunale alla Cultura Francesco Paolo D'Adamo: ''Che il mondo giovanile vastese sia in gran fermento - afferma - lo si avverte frequentando gli ambienti dove 'questo mondo' si ritrova, navigando nei vari siti internet dedicati alla nostra città , dialogando e soprattutto ascoltando. La richiesta da parte di facoltà universitarie, di far svolgere stage formativi ad un numero di studenti (sempre più numeroso) negli uffici comunali, ha portato, poi, una ventata di novità e di idee a chi è predisposto ad ascoltare, a intuire, ad accogliere queste. Si potrebbe dire, parafrasando il titolo di un film nelle sale in questi giorni: 'Vasto... non è un paese per vecchi'. I giovani sono sempre più invogliati a lasciare la nostra città , perché non vedono in questa la possibilità di un 'bel' futuro. Eppure sappiamo che Vasto offre innumerevoli fonti di ricchezza (non parlo solo per i singoli, parlo soprattutto per l'intera società ) per questo stiamo lavorando affinché tutti possano trarre vantaggi da queste fonti''. D'Adamo vede l'Università come fonte di ricchezza, anche se ''dal settembre del 2006 il Governo sta provvedendo alla limitazione della proliferazione senza criterio di Atenei, Facoltà e delle cosiddette 'lauree facili' ottenute con il sistema delle convenzioni. Ai corsi di laurea improbabili e al problema delle convenzioni si aggiunge l'eccessivo proliferare delle università telematiche, di cui sono state limitate le istituzioni''. D'Adamo, pur trovandosi d'accordo con queste cose, specifica che ''si avverte la necessità a Vasto di riaprire al più presto una sede universitaria. Sarebbe auspicabile la riapertura di una sede distaccata dell'Università di Chieti a Vasto che geograficamente rientra nella area metropolitana. La sede centrale dell'Università e a Chieti, la distanza tra l'antica Teate e la cittadina costiera e pressoché minima, se si pensa alle distanze che ci sono tra il centro di Roma e le sedi universitarie di Tor Vergata e Roma Tre. Si potrebbe pensare quindi ad un progetto di decentramento, come avvenuto nell'ultimo decennio in Emilia Romagna, dove non sono stati costituiti nuovi atenei, ma è stata decentrata l'Università di Bologna, attraverso il modello Multicampus. Il decentramento contribuisce in modo significativo sia al decongestionamento dell'Ateneo sia alla qualificazione del territorio circostante''. D'Adamo, infatti, parla di ''importanti flussi finanziari che vanno ad attivare e sviluppare l'economia locale'' e che potrebbero essere riattivati con il ritorno degli studenti fuori sede.