In Lombardia, le province meno colpite usciranno dalla zona rossa, come d'altronde prevede il Dpcm, mentre altri territori della stessa regione continueranno a restarci. Intanto l'Abruzzo, per decisione autonoma, entra da oggi nella fascia più a rischio, nonostante ci siano aree meno esposte al contagio, come il vastese e il lancianese. Addirittura, in un primo momento, hanno pensato di chiudere tutte le scuole, poi, chissà perché, ci hanno ripensato. Evidentemente non hanno ritenuto poi così grave la situazione.
C'era necessità, si poteva fare una zonizzazione della zona rossa? Perché è stato fatto sull'intero territorio abruzzese e non si è provveduto invece a circoscrivere alcune delle aree più colpite, visto che l'ultimo Dpcm dà l'opportunità di declinare i parametri in scala provinciale e anche locale?
Non so perché, forse mi sbaglierò, ma ho la vaga sensazione che qualche genio della politica aquilana abbia "imposto" all'intera regione un provvedimento generalizzato non per ragioni tecniche ma politiche.
Intanto anche gli esercenti, i commercianti e i professionisti dei territori meno colpiti sono costretti ad abbassare la saracinesca almeno per i prossimi 14 giorni. Ah, come sarebbe interessante capire quali sono gli indicatori utilizzati per imporci la zona rossa, visto che, manco una settimana fa, mentre il virus imperversava su alcuni territori dell'Abruzzo, il direttore generale dell'assessorato ha detto che non c'era da preoccuparsi, che l'Abruzzo poteva stare in zona gialla! E poi tutto è precipitato, dal giallo all'arancione e dall'arancione al rosso, in meno di sette giorni. Cos'è accaduto negli ultimi giorni, perché non ci spiegano?