Dunque, l'Abruzzo, sarà zona rossa, cioè sarà catalogata col rischio massimo. E’ una notizia che non tutti si aspettavano, soprattutto a Vasto, dove le cose, da come si vede nel cartogramma, non sono particolarmente critiche. Ci sono zone, Pescara, Teramo, Avezzano, l'Aquila, dove la situazione è fortemente in allarme, e zone, come il vastese, in cui la situazione non desta particolarmente preoccupazione.
In una settimana la nostra regione ha cambiato due volte colore: dal giallo all'arancione, ed ora al rosso. Da domani saremo equiparati a Calabria, Lombardia, Campania, Piemonte, Toscana. Saremo equiparati a quella Campania con le file delle auto con gli ammalati attaccati all’ossigeno davanti al pronto soccorso; a quella stessa regione in cui un paziente è morto privo di assistenza, nel bagno del Caldarelli. Io penso che la meraviglia sia legittima.
Non sto qui a fare polemiche, ma quando leggo le dichiarazioni dell'assessore Imprudente (il nome è un presagio), che dice che "è giusto e opportuno" chiudere l'intero Abruzzo, e poi leggo le parole del presidente del Consiglio Regionale, Sospiri, che dice (giustamente dico io) che "si chiude dove serve", allora penso che noi cittadini abbiamo il diritto di capire che cosa stia succedendo, perché così tanta confusione tra organi delle istituzioni. Abbiamo il diritto di capire perché l'Abruzzo è finita tra le regioni messe peggio. Perché abbiamo l'impressione di subire un'ingiustizia da parte di chi ci governa, di chi dovrebbe rispettarci? Perché ci hanno raccontato che l'Abruzzo era preparata ad affrontare una nuova ondata, che non saremmo tornati a marzo?
Noi cittadini di questa parte dell'Abruzzo, che subiamo, come per la sanità, le scelte di altri territori, vogliamo capire:
1. Cosa è stato fatto esattamente da maggio ad oggi per affrontare, preparati, la seconda ondata;
2. Com'è possibile che l'esperto D'Amario, direttore regionale dell'assessorato alla sanità, appena una settimana fa, si diceva convinto che l'Abruzzo potesse restare in zona gialla, e poi siamo diventati arancione e oggi rossa;
3. Qual è la situazione reale dei pronti soccorso, delle terapie intensive, dei reparti degli ospedali, sia covid che non covid;
4. Quali sono le carenze della nostra sanità e dove sono; quanti posti di terapia intensiva abbiamo, quanti di semi intensiva, quanti posti per malati covid ci sono;
5. In che condizioni sono le Rsa: sono adeguati, hanno personale a sufficienza; sono rispettate le norme di sicurezza;
6. Dove sono state sospese le cure di patologie diverse dal covid e quando riprenderanno.
Viviamo un momento di piena incertezza, di caos normativo e organizzativo, la gente non ce la fa più a vivere in questo modo, senza la possibilità di programmare la propria esistenza, il proprio futuro. Siamo esausti di questa improvvisazione.