Partecipa a Histonium.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'inedità maturità ed un diploma da prendere tra gel disinfettanti e mascherine...

Dopo tre mesi di didattica a distanza guardandosi tra gli schermi di pc e tablet, scocca l'ora dell'atteso esame

Condividi su:

Che sensazione di leggera nostalgia, potrei dire, parafrasando il buon vecchio Lucio Battisti, per fotografare lo stato d’animo prevalente a poche ore dall’inizio di questa inedita formula degli Esami di Stato.

Riavvolgo e riavvio il film dei ricordi, come ogni volta che sono impegnato quale commissario. Sono passati quarant’anni da quelle mie indimenticabili giornate e serate trascorse a ripassare a menadito buona parte dello scibile umano, risento ancora i profumi di acacia, gelsomino e pitosforo che hanno accompagnato lo studio matto e disperato di quegli ultimi giorni, rimembro palpabili l’ansia e la paura di una commissione composta da docenti esterni con un unico professore interno, riassaporo il terrore che ci cambiassero la seconda materia a pochi giorni dall’orale, e rivivo la grande felicità e la soddisfazione per l’esito finale.

Era il 1979, da allora la Maturità ha cambiato pelle diverse volte, e da lunedi si svolgerà come tutti ormai sappiamo. Un colloquio strutturato in diverse fasi, dopo settimane di didattica a distanza che ha segnato profondamente le vite di alunni e docenti.

Un intero trimestre guardandosi attraverso gli schermi del pc, con connessioni spesso traballanti, che non hanno però impedito la trasmissione del sapere, il compito supremo cui assolve la scuola. Ce la ricorderemo questa Maturità, docenti e alunni, genitori e Dirigenti: per tutti è stata un’esperienza faticosa, complessa, arida e, forse, poco produttiva. Lunedì, disinfettati e mascherati torneremo tra mille cautele nelle nostre aule rese asettiche per ritrovare i ragazzi delle classi quinte e dare l’abbrivio all’esame.

Saranno davvero pronti i miei discepoli di VB GEC del 'Palizzi'? Lo spero tanto, questi mesi li hanno sicuramente temprati e maturati, forse più di quel che avrebbe potuto fare la normale frequenza. Anzi, ne sono certo: il grande sforzo di adattamento da loro compiuto li renderà più forti e resilienti nel futuro, capaci di affrontare gagliardamente le sfide della vita.

La novità personale di quest’anno è che anche mio figlio Lorenzo sosterrà l’Esame di Stato: sigillato nella sua stanza, tra i suoi orpelli informatici, scrive, studia, riflette e ripete, calmo e conscio come io non sono stato mai, nemmeno alla vigilia degli esami universitari. Caro Lorenzo, tutto avrei immaginato tranne che di vederti sostenere la maturità in queste ambasce, in questo clima psicologico pesante, dopo una quarantena che ha quasi sfibrato anche me, adulto strutturato: non te lo meritavi questo, così come nessun altro tuo coetaneo.

La notte prima degli esami, quest’anno, rischia di andare in soffitta tra i ricordi negativi, e invece merita ancora oggi un posto importante nella vicenda personale di ogni alunno. Cari ragazzi, figlio mio, un giorno racconterete di aver vissuto questa tragica pandemia, di essere stati i primi studenti “virtuali” e di aver conseguito il diploma tra gel disinfettanti e mascherine chirurgiche: abbiamo vissuto insieme una terribile pagina di storia, e la vita ha impartito a tutti noi un indimenticabile ammaestramento. Molto meglio di qualunque insegnante o libro.

Ma questo lo scriveva già Oscar Wilde nei sui micidiali aforismi: “L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione”.

In bocca al lupo e buona vita.

Condividi su:

Seguici su Facebook