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Riapertura della Sevel e lavoratori pendolari: dubbi sulle forme di trasporto in sicurezza

Nota di Acerbo e Fars (PRC-SE): "Prima il profitto, dopo la salute"

redazione
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Sulla programmata ripartenza dell'attività di produzione alla Sevel, prevista per lunedì 27 aprile, si registra una nota del Partito della Rifondazione Comunista, a firma del segretario nazionale Maurizio Acerbo e del segretario regionale Marco Fars.
 
"Ammesso e non concesso che siano garantite le condizioni di sicurezza all’interno dello stabilimento, i lavoratori non vi arrivano con il teletrasporto. Almeno il 65% dei 6.000 lavoratori Sevel (senza considerare l’ampio indotto che a quel punto verrebbe anch’esso coinvolto nella riapertura) sono pendolari con percorrenze importanti e provenienza da una vastissima area che interessa decine di comuni, su più regioni.

Non ci risulta che siano state garantite forme di trasporto in sicurezza. Generare una mobilità così ampia senza un piano e in una fase ancora enormemente delicata rispetto alla diffusione del virus è una follia. È a tutti evidente la difficoltà nell’effettuare adeguatamente i tamponi e tracciare di conseguenza l’eventuale diffusione del virus. Cosa accadrebbe se lavoratori Sevel spostandosi dovessero contrarre il virus e poi riportarlo nelle loro comunità, nei loro comuni? Siamo sicuri che la struttura sanitaria regionale saprebbe tempestivamente monitorare ed isolare i nuovi focolai?

Risulterebbe oltremodo ridicolo, una vera e propria presa in giro degli italiani, che il governo mobiliti gli elicotteri per vigilare sulle grigliate e poi consenta spudoratamente a FCA di riaprire le proprie attività in deroga a quanto disciplinato dal governo stesso. Le maglie larghe dei codici Ateco ed il meccanismo di silenzio assenso per richiesta di deroga ai prefetti hanno già generato rischi inutili per i lavoratori e per le comunità a cui appartengono, rallentando gli effetti del lockdown. Di fatto si è creato un ibrido che non ostacola efficacemente la diffusione del virus e nel contempo non riduce il danno economico dovuto al fermo delle attività produttive, ma anzi lo aggrava, creando un dumping tra aziende. Dichiarare necessaria la chiusura delle aziende fino al 4 maggio in base agli autorevoli pareri scientifici e poi permettere una valanga di deroghe è un atteggiamento cialtronesco.

Sarebbe vergognoso se il governo si prestasse, per il tramite dei prefetti, a questa ennesima spudoratezza della grande impresa italiana. Se così fosse, il Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere e affidarne le funzioni direttamente a Confindustria.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-SE

Marco Fars. Segretario regionale PRC-SE Abruzzo"

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