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DON MARIO DI COLA LASCIA LA DIREZIONE DE ''L'AMICO DEL POPOLO''

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Dopo oltre 50 anni don Mario Di Cola lascia definitivamente la direzione de ''Il Nuovo Amico del Popolo'', il settimanale dell'Arcidiocesi di Chieti-Vasto. L'arcivescovo monsignor Bruno Forte ha voluto ''sgravare'' don Mario da questo impegno legale con una lettera, nella quale il presule dopo aver espresso a don Mario il suo ''sincero ringraziamento per il grande impegno che con professionalità e con onore'' egli continua a prestare per il giornale diocesano, gli chiede di ''passare il testimone a don Rocco D'Orazio, attuale Direttore editoriale, perché ''è giusto che la responsabilità legale della testata passi a chi di fatto ne cura la pubblicazione''. Il vescovo, tuttavia, riconosce a don Mario il titolo ''non solo verbale di ''Direttore emerito'', volendo in tal modo dimostrare ''l'inobliabile riconoscenza'' per il lavoro svolto e che continuerà a svolgere. Conclude Forte nella lettera: ''Naturalmente, da direttore emerito continuerà ad essere punto di riferimento per l'équipe che redige l'Amico, con i Suoi preziosi consigli, con i Suoi editoriali e con qualsiasi altro aiuto Lei voglia offrire ai Collaboratori. Il Signore La ricompensi con ogni dono di grazia per tutti gli sforzi, la tenacia, la passione che hanno contraddistinto questo Suo servizio, tanto importante per la nostra Chiesa''. Don Mario ha risposto alla decisione del vescovo con tanta gratitudine, ma anche con la sua solita schiettezza, evidenziando, in un editoriale che appare sul n. 41 dell'''Amico del Popolo'', due cose che non fa fatica a ''perdonare'' al Pastore Diocesano: ''Primo: Mons. Arcivescovo mi gratifica col titolo di ''monsignore'', che non mi è stato mai conferito, con mia grande serenità, essendo io per natura alieno da titoli onorifici. Secondo: l'Arcivescovo mi dà anche l'appellativo di Direttore ''emerito''. Ed io vado dicendomi che non ci sono motivi per essere considerato degno di merito. Tener fede ad un impegno è per ciascuno più che un impegno, per me è stato un onore e un inderogabile dovere. L'Arcivescovo - aggiunge don Mario - parla anche di scuola. Non è stata mai ambizione mia quella di fare scuola ad alcuno. Se ci sono stati discepoli attenti, il merito è tutto loro, perché hanno saputo trarne profitto''. E' forse questa l'espressione più bella di don Mario, che nella sua profonda umiltà (la virtù degli uomini grandi) ha voluto attribuire il merito all'impegno degli altri. Io, che sono stato uno dei suoi primi discepoli (ho collaborato con l'Amico del Popolo e poi con Avvenire-ChietiVasto 7 fin dal lontano 1986) gli voglio esprimere il più sentito ''grazie'' non tanto per i suoi forbiti e incisivi articoli, ma per quella ''umanità'' che ha saputo regalare a quanti, come me, hanno avuto la fortuna di lavorare sul piano giornalistico con lui.
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