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La Regione Abruzzo è stata presa in ostaggio

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Ormai è deciso, gli abruzzesi potranno tornare in possesso della propria Regione soltanto il 10 febbraio 2019. Sei mesi dopo le dimissioni del presidente D'Alfonso. Undici mesi dopo le politiche del 4 marzo.
Ho come la sensazione di non vivere in una Regione moderna in cui dovrebbe prevalere lo stato di diritto, ma in un territorio feudale. In realtà viviamo in una Regione in cui manca il rispetto verso i cittadini da parte di un Partito che ha perso il senso stesso della sua esistenza, che tradisce quell'appellativo, "Democratico", che lo dovrebbe caratterizzare. Un partito che ha deciso di sprofondare nella trincea che ha scavato tra se e il popolo. 
Una decisione arrogante, che ci fa credere che quella politica di quel partito “si fa solo i fatti suoi”. Perché vive in un’altra realtà che la gente non conosce: non vanno a fare la fila all’ASL, non fanno caso alle strade distrutte, dissestate, piene di buche, alle lungaggini burocratiche e al disfacimento sociale dei territori.
Mentre noi ci sentiamo come ostaggi dentro le nostre città. Ostaggi di una politica inconcludente e parolaia; ostaggi di chi vuole raggiungere interessi personali a scapito della comunità; ostaggi dell’ignoranza politica; ostaggi di un diritto alla salute non più garantita; ostaggi del loro cinismo; ostaggi di chi deve decidere e non lo fa. Ostaggi della propaganda.
Sciocchi a non capire che la pazienza degli abruzzesi è ormai finita e che quella data la vivranno come un giorno di liberazione.

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