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Perizia psichiatrica depositata, a inizio luglio il verdetto d'appello

Consegnati gli approfondimenti del prof. Renato Ariatti relativi all'omicidio di viale Perth del primo febbraio 2017 a Vasto

redazione
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Esclusa l’incapacità, sia assoluta, sia relativa. Così come, peraltro, risultava dalla documentazione medica agli atti sin dal processo di primo grado”.

L’avvocato Pompeo Del Re, con Gianrico Ranaldi uno dei legali di parte civile, non vede colpi di scena nella perizia psichiatrica su Fabio Di Lello, il 35 enne condannato a 30 anni di carcere per l’assassinio del 21 enne Italo D’Elisa, freddato a colpi di pistola il pomeriggio dell’1 febbraio 2017. Per la pubblica accusa lo avrebbe fatto per punire il giovane, che una sera di inizio luglio 2016, alla guida della sua auto, aveva travolto e ucciso la moglie, Roberta Smargiassi, 34 anni, passando col semaforo rosso. E’ stato il professor Renato Ariatti di Bologna, incaricato dai giudici aquilani di predisporre la perizia, a consegnare oggi alla Corte d’Assise d’Appello il suo lavoro, cento cartelle fitte fitte di dati scientifici e considerazioni tecniche. A chiedere e ottenere la perizia, per valutare se, al momento del delitto, Fabio fosse capace d’intendere e di volere, erano stati i legali di Fabio Di Lello, gli avvocati Pierpaolo Andreoni e Giuliano Milia, attesi ora dall’appuntamento decisivo: la discussione del 6 luglio prossimo, prima del verdetto d’appello, che ci sarà subito dopo, in serata o il giorno seguente.

Studieremo la perizia riga per riga – dice Andreoni – e faremo le nostre valutazioni. Restiamo fiduciosi”. Fabio Di Lello, presente in aula, è assai preoccupato: non per sé, ma per l’adorata mamma, Michelina, che per mesi ha versato lacrime per la tragedia e ora è ricoverata in terapia intensiva in ospedale a Pescara: sta male. In aula all’Aquila, oggi, c’erano tra gli altri i consulenti medici delle parti, Marilisa Amorosi per la difesa, Domenico Berardi, Elia Del Borrello e Stefano Ferracuti per la famiglia D’Elisa.

 

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