Chi ha ucciso Antonio Lizzi?
Più di un mese e mezzo è passato dalla scoperta del cadavere del 69 enne di Monteodorisio, ma la sua morte violenta è ancora avvolta nel mistero. Sconosciuto il volto del killer, che, passandogli sopra, gli ha sfondato il torace, come accertato dall’autopsia, oscuro pure il movente del delitto, scoperto il 5 febbraio scorso, quando i Carabinieri, allertati da un vicino, hanno trovato senza vita l’ex dipendente della Pilkington, legato mani e piedi nella sua casa di via Vecchia Monteodorisio.
Le indagini, va detto, vanno avanti senza sosta e la svolta potrebbe arrivare dalle analisi di laboratorio dei Carabinieri del Ris di Roma: molto si confida, infatti, sulle possibili tracce di Dna repertate sotto le unghie della vittima, che potrebbero aiutare gli inquirenti a dare un indirizzo concreto all’attività investigativa.
C’è da scommettere che, nel frattempo, sia stata passata al setaccio la posizione di molte persone, familiari e conoscenti compresi, senza trascurare nemmeno elementi, all’apparenza, tra i più insignificanti. Come pure eventuali reazioni violente innescate dalla vittima, un uomo, a volte, dalla condotta singolare, descritto come gelosissimo della sua sfera privata e pronto a difendere la casa con tutte le sue forze.
Chi, allora, voleva vedere morto il povero Antonio? Se non un rapinatore maldestro, magari smascherato dalla vittima, chi altri? Qualcuno che aveva deciso di fargli pagare al prezzo della vita qualche offesa di troppo? Ma si potrebbe arrivare a tanto in una cittadina civile e tranquilla come Monteodorisio? Domande che attendono risposte. Se è vero, lo insegna la cronaca, che la gran parte dei delitti si risolvono nelle prime ore, altrettanto vero è che il giallo di provincia dell’inizio di febbraio rischia di trasformarsi in un cold case. Ciò che non vuole nessuno, a Monteodorisio, dove un assassino la sta facendo franca da un mese e mezzo.