Così Davide D'Alessandro nell'ultimo numero di ''Polis'' quotidiano distribuito a Vasto: ''Non ha mai perso conoscenza. E' stato lucido fino in fondo. Duramente provato dagli ultimi Consigli Comunali, non è un caso se ha voluto salutare tutti proprio alla vigilia di quello tanto atteso (non da lui) sulle Norme Tecniche. Sudava, sudava freddo. Non ne poteva più. Ha voluto che gli leggessi un passo di Krishnamurti, uno di ''Sostiene Pereira'' (dove Tabucchi ironizza sulla resurrezione della carne) e la poesia di Pavese (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi), che ha sempre considerato la migliore di tutti i tempi. Proprio un attimo dopo ''Scenderemo nel gorgo muti'', ha esalato l'ultimo respiro mantenendo il ghigno beffardo, tipico di Nicola Del Prete quando chiude la cassa del ''Signore di Graz'' o di Tanino quando chiude l'ennesimo contratto. Ma di che cosa è morto Polis? Infarto, ictus, cancro, veleni? No, niente di tutto questo. E' morto perché ha ritenuto che dall'aldilà potesse guardare meglio, con maggior distacco, le cose di quaggiù. E' morto perché aveva vissuto intensamente gli ultimi dieci mesi. Formidabili quei mesi, direbbe Mario Capanna. E' morto perché il lavoro fatto non è né superabile, né ripetibile. Da alcuno. A me, che gli sono stato sempre vicino, ma anche a Nicolangelo D'Adamo e a Luigi Murolo, che ne hanno favorito la nascita, ha detto grazie, grazie per aver potuto esprimere ciò che sentiva, senza tatticismi, senza falsità , senza inganni. Ha detto grazie, il grazie più grande, a tutti i cittadini vastesi, ai 5.132 che hanno firmato per l'Hotel Panoramic, a tutte le lettrici e i lettori che lo hanno seguito con la stessa foga del bambino che ha sete. Ha detto grazie a chi non si stancherà mai di amare, a chi non rifiuterà mai l'abbraccio, il bacio, l'amore dell'altro, a tutti coloro che avranno il coraggio di penetrare se stessi, di squarciare i veli, di gettare le maschere, per morire e (ri)nascere pellegrini verso Gerusalemme, attraversando il fiume della vita senza paura di essere, essere, essere. Ha chiesto scusa, infine, a chi talvolta si è sentito offeso da qualche suo eccesso. Mi mancherà , Polis. Riposa in pace, figlio mio. Ti sia lieve la terra e guarda con pietà , se puoi, a noi che restiamo. Ancora per poco''.