Nei giorni roventi dell'onda di calore, di certo il fatto più commentato della rete, di problema ce n'è un altro che, irrisolto, preoccupa chi lavora: è quello dei cinghiali.
La foto l'ho scattata di mattina presto, andando al lavoro in Val di Sangro: la carcassa dell'animale che giace sul margine della carreggiata della provinciale, in località Colle del Termine, poco distante la Fiat Punto rossa, presumo di un operaio, ferma dall'altra parte con l'avantreno seriamente danneggiato. A quest'ora la macchina sarà in carrozzeria.
Chi mi chiede cosa fa la politica per mettere fine all'incubo dei pendolari, che meriterebbero per questo un'indennità di rischio, mi trova spiazzato: non lo so.
Ho letto e rilanciato di selezioni e abbattimenti mirati, ma non sono serviti a granché. Sembra che il problema sia dei contadini, coi campi rovinati e il raccolto compromesso e di chi, per raggiungere il posto di lavoro, deve affidarsi sempre più al Padreterno. Moto e macchine, infatti, sono a rischio, perché i cinghiali ti tagliano la strada all'ultimo momento.
Ecco, vorrei sentir parlare la politica di cose concrete come queste, di amministratori capaci, mi si passi il termine, di prendere il toro per le corna. Invece no, tutti a fare spallucce, a limitarsi tutt'al più all'analisi. Senza uno straccio di rimedio efficace. A proposito di rischi su strada: capisco i conducenti delle bisarche che fanno il pendolo dalla Sevel al porto di Vasto per scaricare ogni giorno i furgoni sulle banchine, ma vedere quei bisonti su strade provinciali vecchie e dissestate filare a 90 orari e passa mette i brividi. Leggo dalla rete che la Polizia Stradale, ormai, è quasi tutta sulla A14: che siano altri, allora, a controllare la velocità dei mezzi pesanti.