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In Piazza San Carlo anche Simone di Casalbordino: “Ho avuto paura di essere schiacciato”

In trasferta a Torino per seguire la squadra del cuore

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Simone Troiano, un ragazzo di 28 anni di Casalbordino, si reca spesso a Torino per seguire la sua squadra del cuore, la Juventus.

Anche ieri ha deciso di andare per condividere con altri appassionati la finale di Champions League, in diretta dallo schermo gigante posizionato appositamente in Piazza San Carlo.

Lasciamo alle sue commosse parole il racconto di quanto ha vissuto:

“Da grande appassionato sono abbonato allo stadio di Torino dal 2005 - 2006 e quindi vengo molto spesso. Avevo deciso di vedere la partita qui in piazza San Carlo ed ero molto davanti, più o meno vicino al maxischermo, dove c'era il palco dei giornalisti. Ho fatto la fila da circa le 14.00 di ieri pomeriggio ed intorno alle 18.00 – 19.00 eravamo già tutti pressati. Quasi non si respirava più perché in piazza c'erano 40000 persone. Per quanta gente c'era mi sono anche perso un amico con il quale stavo guardando la partita perché continuava ad entrare tanta gente che ci spingeva e ci strattonava. Quando è successo tutto il casino mi sono ritrovato talmente da solo e a quel punto, quando il Real Madrid ha segnato il 3 a 1, precisamente era il 68° minuto, abbiamo visto arrivare un'onda di folla da metà piazza San Carlo.

Mi ha sovrastato e nel giro di circa 5-6 secondi a quel punto abbiamo cominciato a cadere tutti per terra. Dall'urto mi si è spezzato l'orologio mi è caduto il cellulare ed ho perso i soldi.

In quel momento ho visto tutta gente ferita, senza scarpe, mentre io per fortuna sono riuscito a rialzarmi e ho iniziato a correre come un matto fino ad arrivare 500-600 m più avanti tra i vicoletti.

Le persone scappavano dappertutto, prese completamente dal panico. C’erano genitori che avevano perso figli, ragazzi che avevano perso la ragazza, gruppi che si erano divisi, gente che non rispondeva più al telefono. A mano a mano arrivava la polizia che gridava di rifugiarsi da qualche parte e quindi a quel punto abbiamo pensato che fosse un attentato perché quando è partita quest'onda c'era stato precedentemente il rumore di qualche transenna e quindi sembrava che qualcuno stesse sparando davvero.

Quando sono riuscito a scappare e a superare la piazza San Carlo di circa 500 metri, mi sono tranquillizzato un attimo anche se ogni 2-3 minuti ripartiva la folla che correva tutta spaventata. Sono poi riuscito ad entrare in un locale. Hanno spento tutto e ci hanno fatto mettere sotto i tavoli e dietro il bancone.

Per una quarantina di minuti siamo stati lì. Ad un certo punto è cominciata a circolare la voce che fosse un falso allarme. Quando siamo riusciti per tornare in hotel ci hanno fatto medicare dalle ambulanze. C'era gente per terra che bloccava l'emorragia con la maglia della Juve.

Quando sono scappato ho trovato anche una bambina che aveva perso il papà e quindi a quel punto me la sono portata con me e per fortuna, quando sono andato dalla polizia, ha ritrovato il padre.

Mi ricordo l'onda che ti sovrasta e ti toglie il respiro. La paura è stata quella di morire schiacciato”.

Anche la ragazza di Simone era a Torino, in una piazza non poco distante da lui. Per fortuna rimarrà solo il ricordo di una brutta avventura.

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