"Ci sono lutti che scuotono l'opinione pubblica in modo violento, lutti che per propria natura si rendono più difficilmente accettabili ed elaborabili, morti traumatiche e improvvise che sono difficili da inserire in una cornice di senso alla quale siamo abituati".
E' quanto sostiene, tra l'altro, Evelyn Di Santo, psicologa e prossima psicoterapeuta.
"L'esistenza umana - aggiunge - si nutre di routine, perché una certa stabilità della vita è un fattore essenziale della nostra sicurezza ontologica. Possiamo, quindi, immaginare cosa accade, a livello individuale e sociale, quando eventi catastrofici minano profondamente le nostre certezze. Le ultime vicende che hanno coinvolto il nostro territorio hanno lasciato sgomenta un'intera comunità : si può parlare di elaborazione collettiva del lutto. In altre parole si tratta del particolare sentimento di dolore e di perdita provato dai componenti di una specifica comunità quando muoiono persone sconosciute, ma percepite geograficamente e culturalmente vicine, a causa di un cruento fatto di cronaca, di un attentato terroristico o di una catastrofe naturale.
Credo - conclude Di Santo - che una riflessione su quanto, in entrambe le situazioni, poteva essere fatto in termini di prevenzione per arginare i danni, sia necessaria".